Lo Monaco: le ragioni su Messina e la rabbia giustificata, ma sulla Reggina sarebbe meglio sciacquarsi la bocca

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La durissima conferenza stampa di Pietro Lo Monaco sancisce l’addio da Messina con uno sfogo a 360°. Ma sulla Reggina si contraddice…

messina reggina 0-1 30 maggio (7)E’ finita male, malissimo l’esperienza triennale di Pietro Lo Monaco alla guida del Messina. Oggi la conferenza stampa definitiva in cui l’ormai ex patron giallorosso ha confermato ufficialmente di aver già messo la società nelle mani del Sindaco Accorinti, una conferenza molto dura in cui Lo Monaco non ha risparmiato nessuno. A partire dalla città di Messina, che dopo due promozioni consecutive ha risposto in modo molto deludente, poi anche l’amministrazione comunale e il Sindaco Accorinti, usando parole pesantissime (“meriterebbe il cemento armato a presa rapida, quando parla perde un’occasione buona per stare zitto”) ma probabilmente giustificate dalla rabbia legata agli eventi degli ultimi mesi (anche se certe parole sarebbe meglio evitarle in ogni situazione). Ha messo soldi nel Messina Lo Monaco, tanti soldi. Ha investito, fino a pochi mesi fa ha anche ottenuto risultati importanti, ha combattuto contro i mulini a vento in città e poi ne è uscito quasi quasi anche “curnutu e mazziatu” come si dice dalle nostre parti.

lomonacopietroQuel passaggio sulla Reggina, però, poteva risparmiarselo. Queste le sue parole: “abbiamo pagato anche le cervellotiche decisioni di una Lega che è assolutamente allo sbando, la Reggina ha preso 20 punti di penalizzazione, gliene hanno restituiti quasi 18 se non sbaglio, punto più punto meno. Le ultime due partite sono anche stato tentato di non giocarle, un gesto forte di dire “non ci presentiamo”, anzi – ci sono dei testimoni – gli ho detto che andavamo a Torre Annunziata, che quel sabato ci presentavamo a Torre Annunziata, è uno schifo perchè la Lega Pro combinata in questa maniera, ha consentito a società praticamente fallite di andare avanti tutto l’anno, società che forse falliranno di rinforzarsi, di promettere soldi a calciatori sul mercato e poi non pagare nessuno andando incontro a possibili fallimenti. Il comportamento degli organi della giustizia sportiva è allucinante, è la follia più totale. Se si danno 20 punti di penalizzazione, non se ne possono restituire 18. Ne abbiamo viste di tutti i colori, due giorni prima della partita stavamo partendo per Torre Annunziata e ci è arrivata la comunicazione che dovevamo andare a giocare a Reggio Calabria. Loro durante l’anno erano retrocessi tre volte, e per tre volte li hanno ripresi per i capelli. Noi, evidentemente, non siamo stati pronti ad affrontare due partite del genere dal punto di vista caratteriale, abbiamo pagato tutte queste cose. Poi la Reggina ha vinto solo caratterialmente, qui abbiamo giocato tutto il secondo tempo con l’uomo in più e non siamo riusciti a fare gol“.

LaPresse/Francesco Saya
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I punti restituiti alla Reggina sono stati 16, sui 20 inflitti dagli organi della giustizia sportiva in primo grado. Decisioni clamorose, una penalizzazione più pesante di ogni sentenza su Calciopoli e sul Calcioscommesse, senza che la Reggina sia stata coinvolta in alcuno scandalo. Chi era già fallito ed ha continuato a giocare è stato proprio quel Savoia contro cui Lo Monaco voleva disputare i playout. Anche se ci fosse stato Savoia-Messina avrebbe pensato di non presentare la squadra in protesta contro la Lega che consentiva ad una società già fallita, che non aveva pagato neanche uno stipendio dall’inizio della stagione, di disputare gli spareggi salvezza già sapendo che l’anno successivo non avrebbe disputato la Lega Pro?  

LaPresse/Francesco Saya
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La Reggina, caro Lo Monaco, non è mai retrocessa. Non è mai retrocessa perché sabato 30 maggio ha fatto festa, ha vinto il playout, ha spedito il Messina in D e s’è garantita la permanenza in Lega Pro. Perché Lo Monaco non si chiede come mai alla Reggina sono arrivati improvvisamente 12 punti di penalizzazione relativamente a presunte inadempienze relative ad oltre un anno fa, ad appena 4 giornate dalla fine della stagione, quando la squadra era ancora in corsa per non retrocedere? E’ vero, virtualmente era già retrocessa eppure al Granillo ha giocato contro il Savoia con le unghie e con i denti, sugli spalti c’erano 2.600 tifosi che sostenevano la squadra in una partita che gli amaranto stavano vincendo 2-1 e hanno pareggiato 2-2 al 92° perché in quelle condizioni di classifica alla fine subentra la rassegnazione psicologica del “tanto che vinciamo a fare”?. E’ andata così anche la giornata successiva, a Foggia: poi alla Reggina hanno restituito 10 dei 12 punti, è tornata in corsa ma intanto chi poteva restituire alla squadra quei punti che aveva perso sul campo perché giocava da squadra già retrocessa quando in realtà retrocessa non era?

LaPresse/Francesco Saya
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Se c’è una giustizia, va rispettata: i vari organi previsti dall’ordinamento giuridico hanno il compito di analizzare i reclami di ogni soggetto e di discuterli, diventando definitivi soltanto dopo il terzo grado. E’ vero, la Reggina era stata retrocessa a tavolino due volte (non tre) da una giustizia sportiva che non funziona, che condiziona i campionati falsandoli, che si accanisce da anni con alcune squadre e chiude gli occhi su altre. Ma alla fine la Reggina è riuscita a salvarsi proprio perché ci ha sempre creduto e ha sempre combattuto senza mai mollare. S’è salvata anche perchè ha avuto un Presidente che comunque, in 30 anni, ci ha sempre messo la faccia in ogni partita e in ogni retrocessione. Un Presidente che non ha mai ricattato la piazza minacciando di mollare. Un Presidente che non ha mai chiuso il telefono in faccia a chi lo contattava per chiedergli qualche dichiarazione, per fargli qualche domanda, per un’intervista.

messina reggina 0-1 30 maggio (4)E poi c’è Reggio Calabria, che a differenza di Messina ha sempre risposto “presente”. Reggio Calabria, nonostante la Reggina fosse disastrosamente retrocessa dalla serie B proprio nell’anno del centenario vivendo una delle più grandi delusioni della propria storia, ha risposto in modo molto passionale al momento di difficoltà della Reggina. Sapendo che sarebbe stata una stagione difficile, sapendo che ci sarebbero stati punti di penalizzazione, sapendo che sarebbe stata dura salvarsi, i tifosi non l’hanno mai abbandonata. Gli abbonati sono stati ben 2.300, come le big della categoria che hanno lottato per la promozione in B, meglio di molte tifoserie di serie B. Poi hanno seguito la squadra con grande calore anche quando, per sette lunghissimi mesi, è rimasta sempre all’ultimo posto in classifica.

messina reggina 0-1 30 maggio (2)Vedi il 25 gennaio il settore ospiti del San Filippo: 600 tifosi che perdevano 4-1 il sentitissimo derby ma sugli spalti non smettevano mai di cantare e sventolare la loro bandiera. Al Granillo, nonostante un campionato così deludente, la media è stata di 3.000 spettatori. Nei due derby contro il Messina, al netto dei tifosi ospiti al Granillo c’erano 9.000 reggini nella partita di settembre e 8.500 nella sfida playoff che si giocava alle ore 17 di un giorno feriale. A Messina, invece, con condizioni calcistiche favorevoli, al San Filippo il 25 gennaio c’erano 4.800 tifosi di casa, nello spareggio decisivo dei playout che si giocava di sabato, erano addirittura 4.500. La media degli spettatori per una squadra che tornava nella terza categoria nazionale dopo due promozioni consecutive, è stata di 2.000 tifosi sugli spalti, e Messina è una città di 250.000 abitanti, più grande e popolosa di Reggio Calabria.

reggina messina (2)Reggio Calabria ha un’Amministrazione Comunale che ha deciso di non mettere il maxischermo per la finale di Champions League tra la Juventus e il Barcellona “perchè per noi esiste solo la Reggina“. Il Comune ha concesso, da anni, la gestione dello stadio Granillo alla Reggina risparmiando così sulla manutenzione, e fregiandosi di un impianto curato e mantenuto a livelli certamente di categorie superiori. E con tutto questo, in città è acceso il dibattito su quanto gli amministratori e i reggini siano distaccati dalla squadra e dalla società. Lo Monaco ha ragione su tutto, ma sulla Reggina farebbe meglio a sciacquarsi la bocca. Semmai, prenda Reggio come esempio perché nell’altra sponda dello Stretto probabilmente lui stesso – in teoria – avrebbe potuto realizzare quei progetti che a Messina non ha potuto portare avanti. Adesso la città si augura che la trattativa orchestrata da Foti vada in porto e ci penseranno gli australiani, che per gli amaranto ci sono davvero.

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