Messina, alloggi popolari: il risanamento finisce in Procura

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Due consiglieri comunali hanno portato le carte all’autorità giudiziaria per valutare l’opportunità di un’azione

Dovevano essere un fiore all’occhiello per l’Amministrazione: gli alloggi destinati agli abitanti di Fondo Fucile, Gazzi e via Taormina rischiano invece di trasformarsi in un clamoroso boomerang. Sì, perché i 7 milioni di euro per l’acquisizione di immobili privati messi a disposizione dalla Regione sono finiti al centro di una diatriba che ha per protagonisti Santi Zuccarello e Donatella Sindoni. I due esponenti del consesso civico di area Pd, infatti, si sono scagliati stamane contro la Giunta, rivelando un grave errore sull’acquisizione di talune proprietà. Queste, pur mancando del requisito minimo sancito dal bando palermitano concernente l’immediata abitabilità, sono ugualmente finite in cima alle graduatorie di Palazzo Zanca, a dispetto delle ripetute segnalazioni piovute negli uffici dell’Ente da parte di solerti cittadini, i quali avevano ripetutamente denunziato le mancanze delle ditte Effe D. e Tuttedil presso gli uffici di Piazza Unione Europea. Citando una scheda tecnica prodotta per conto del Comune dall’architetto Reale, i due consiglieri hanno voluto approfondire la vicenda, recandosi in Procura per evidenziare le anomalie del caso. Soltanto l’Assessorato regionale alle Infrastrutture ha evitato che il pasticcio fosse compiuto: da qui la richiesta di un chiarimento della dottoressa Maria Canale, dirigente del dipartimento politiche per la casa, rea  di non aver vagliato con attenzione i documenti in suo possesso. “La circostanza – hanno detto all’unisono i consiglieri –  ha arrecato beneficio alle ditte aggiudicatarie ma prive di requisiti ed un ingiusto danno alle altre ditte partecipanti“. Da qui la scelta di riferire tutto all’autorità giudiziaria.

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