Messina, la finale di Champions all’Arena Cicciò: sfatiamo i miti di una protesta insensata

StrettoWeb

Non ci sono ragioni economiche o identitarie che tengano: l’evento sarà una festa

La finale di Champions verrà trasmessa all’Arena Cicciò. La conferma diretta arriva dalla IV Circoscrizione, promotrice dell’evento col patrocinio del Comune. A nulla sono valse le polemiche innescate da una parte della tifoseria messinese.

Nella giornata di ieri, infatti, alcuni ultras si erano lamentati su Facebook per l’iniziativa. Le ragioni della protesta, abbastanza esiziali, vertevano su due argomentazioni: da un lato si lamentava il disinteresse della Giunta in occasione dei match sportivi della squadra cittadina; dall’altro si contestavano le spese per l’erario pubblico, sostenendo che le casse di Palazzo Zanca – di per se semi-dissestate – non potessero essere ulteriormente prosciugate per simili velleità.

E’ il famigerato benaltrismo italiano che troppo spesso rappresenta un handicap, il tentativo disperato di una frangia minoritaria di polemizzare su ogni kermesse o manifestazione, fino a svuotarla di senso.

Gianluigi Buffon – foto LaPresse

Juventus-Bacellona sarà una festa e Messina, per una sera, metterà l’abito buono, offrendo agli sportivi tutti la diretta dell’evento “in piazza”. Mi vengono in mente due citazioni che, forse, fotografano meglio di ogni speculazione la supercifialità di chi grida allo scandalo. La prima è di Bob Kennedy: “qualsiasi cosa farai, al 20% della popolazione non andrà giù“. La seconda, prettamente calcistica, è di Vujadin Boskov: “se un uomo preferisce donna a finale Coppa Campioni, forse è vero amore ma certo non è vero uomo“.

Al netto delle dichiarazioni del profeta serbo, organizzare un’iniziativa che abbraccia tutti gli sportivi, cioè gli uomini e le donne che con genuina passione sostengono una “fede laica”, non è reato e non costituisce una discriminante per chi, a quell’evento, è del tutto disinteressato. La battaglia campanilistica, basata sui contrasti territoriali, è letteralmente fuori dal tempo, rappresenta un’interpretazione malsana dello spirito di appartenenza. E’ cittadino al 100% l’abbonato in curva dell’Acr, che ogni domenica spende voce e denaro per supportare i propri beniamini, ed è parimenti cittadino chi preferisce trascorrere la domenica in parrocchia o in poltrona su Sky.

“Perché allora non pensare a qualcosa di simile per il derby?”, obiettano in coro gli scettici. Già, perché realizzare un simile evento – proprio quando Lo Monaco lamentava lo stadio vuoto ed il disinteresse della città – sarebbe stato uno sforzo apprezzato, vero? E gli stessi “sfegatati” che oggi vogliono il boicottaggio della finale europea non avrebbero forse sostenuto che il “messinese vero“, entità astratta e mitologica, se vuole va allo stadio? Ricordo ai lettori che il minacciato addio della dirigenza sportiva provocò, mesi addietro, la rabbiosa reazione di una parte della curva, pronta ad invadere Palazzo Zanca contro il primo cittadino, reo di aver “usurpato” gli impianti sportivi. Cito quella gazzarra non a caso: all’epoca il Comune contestava la visione privatistica di Lo Monaco, volendo rendere il San Filippo uno stadio europeo, ossia un impianto comunale aperto ai concerti ed ai grandi eventi. Lo Monaco, per ragioni squisitamente economiche, apriva il fuoco mediatico contro la Giunta e ben pochi ultras pensarono, in quell’occasione, alle esigenze delle casse comunali.

Ad ogni modo, volendo approfondire la questione, abbiamo intercettato il presidente del Quartiere interessato, Francesco Palano Quero, per chiedergli l’impatto economico dell’iniziativa. Dallo scambio di battute è emerso che il Comune metterà a disposizione il proiettore, lo schermo e un paio di casse. Televisione digitale, antenna e Siae saranno a spese degli organizzatori, senza alcun onere per Palazzo Zanca. E’ stata, dunque, l’ennesima occasione per fare caciara?

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