Dal trionfo elettorale alle difficoltà quotidiane: il sindaco è chiuso nel fortino
Ed è curioso che l’anniversario della vittoria cada in questo preciso momento storico: ieri, infatti, è giunto dalla Corte dei Conti l’ennesimo duro monito sul consuntivo del 2013, una sorta di allarme generale sulla condizioni critiche dell’erario di Palazzo Zanca; oggi, inoltre, nella vicina Barcellona s’insedia la Giunta Materia, segnando un cambio di rotta rispetto all’Amministrazione Collica, gemellata idealmente con la Giunta Signorino, pardon Accorinti.
Potremmo impiegare del tempo nel discutere delle ragioni di un addio politico lacerante, ma sarebbe un vuoto a perdere. Si è semplicemente preso atto che rispetto alle premesse gettate in campagna elettorale, l’Amministrazione ha agito in direzione diametralmente opposta. Prova ne sia la scelta di puntare sul Piano di Riequilibrio per tentare di salvare le (ahinoi) dissestate casse di Palazzo Zanca.
E qui, gonfiando il petto, il sindaco ha ragione quando ricorda gli sfaceli prodotti dai suoi predecessori. Il problema, però, è che la vita non scorre sulle poltrone di La7 e con tutta la buona volontà del caso non basta una serie di slide su Facebook per convincere la cittadinanza dell’operato positivo della Giunta.
C’è un altro dato che mi preme sottolineare, e che è quello che forse cristallizza l’immagine di una Giunta sulla difensiva. Pochi mesi dopo l’elezione, Accorinti ascoltava i suggerimenti di tutti gli elettori. Per carità, parlava sempre a ruota libera dando pochi margini all’interlocutore, ma al di là del carattere e al netto della verbosità segnava meticolosamente su un taccuino o su dei fogli improvvisati le segnalazioni più spinose. Oggi il sindaco, quando si ferma in compagnia dei messinesi scettici, una comunità crescente se è vero che nei corridoi del Palazzo qualcuno pensa alla sfiducia, è più indolente suo malgrado, trasmette il disco rotto della rivoluzione, un Avvento laico che si sta concretizzando. Non bastano le ragioni di chi gli fa notare i cassonetti pieni, le mancate scerbature, i ratti nel centro cittadino: “stiamo facendo il massimo” è la sua risposta standard, cui segue un j’accuse contro Genovese o Buzzanca. Poiché non fummo servi all’epoca, non vorremmo essere spettatori di History Channel oggi, anche perché le urne non hanno certo premiato la precedente accoppiata. Se questo è il massimo che si può fare, non resta che fare gli auguri a tutta la città, non per l’anniversario elettorale, ma per il triennio che verrà. Ne abbiamo maledettamente bisogno.