A Pontida i venditori di fumo: la Lega Nord e quei 300 siciliani con la sindrome di Stoccolma

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Una delegazione isolana ha partecipato alla festa dei celtici, ma l’emisfero leghista è diverso da come lo rappresentano in tv

matteo salvini siciliaUna sorta di damnatio memoriae sembra colpire ciclicamente gli italiani, assecondandone le infatuazioni politiche verso onorevoli che un tempo avrebbero definito impresentabili. No, non parliamo del legame fra Renzi e De Luca, dei veti della Bindi e delle smorfie di Bersani, del marasma che logora dall’interno il Partito Democratico. Parliamo del rapporto esistente fra l’elettorato meridionale e Matteo Salvini, un rapporto inspiegabile sotto il profilo logico, a meno che non si consideri la storia come elemento marginale rispetto all’attualità.

Umberto Bossi - foto LaPresse
Umberto Bossi – foto LaPresse

L’ultimo congresso della Lega Nord – che ha approvato all’unanimità le modifiche statutarie,  trasformando il partito da “federale” in “confederale” – ha messo in luce le recriminazioni di Bossi contro il progetto di “destra” varato dall’attuale segretario. Bossi, confermato presidente a vita manco fosse un Papa, ha assistito impotentemente al ridimensionamento dei propri poteri disciplinari. L’uomo ha colto la palla al balzo  per sfogare i malumori della base: “la Lega – ha affermato il Senatur – è sempre contro ciò che è italiano, il centralismo e il fascismo. Non può essere nazionale, finché ci sono io c’è solo il nazional-padano. I meridionali? Vogliono i soldi, mica vogliono cambiare il paese. Hanno sempre compartecipato con Roma ai banchetti con i soldi rubati al nord, è difficile che cambino adesso“. Missili terra-aria al progetto salviniano, laddove l’operazione del bel Matteo vuole legittimare una federazione delle destre oltranziste sotto un’unica insegna che racchiuda l’emisfero pseudo-moderato: da Gentilini a Casa Pound (sic).

Ma al netto della dialettica interna, ciò che colpisce di più è la totale amnesia dei media, di quanti operano nel mondo televisivo consentendo al twittatore seriale d’essere onnipresente nei talk-show, praticamente senza contraddittorio.

salvini petto nudoMatteo Salvini viene ricordato per le comparsate televisive al fianco di Corrado Tedeschi o di Mengacci, e giù sorrisi sornioni e applausi. Un singolare refuso, se è vero che la sua grande abilità mediatica è stata esercitata all’interno di Radio Padania Libera, emittente leghista che sotto la direzione di Salvini lasciava libero sfogo ai supporters del movimento secessionista, mandando in onda giaculatorie di insulti nei confronti dei “terroni”.

Sul suo assenteismo parlamentare, cui corrisponde un dinamismo televisivo da guinness dei primati – dinamismo che peraltro gli consente di essere raffigurato a torso nudo sulle copertine dei rotocalchi stile divo de noantri – non è neppure il caso di soffermarsi: Marc Tarabella ha già provveduto a Strasburgo a dargli pubblicamente del “fannullone.

Quanto all’operazione di maquillage politico che permette ai cultori del celodurismo di presentarsi come immacolati, che dire? Il rapporto che lega il Carroccio alle Procure inizia non nel 1992, all’indomani di Tangentopoli, ma nel 1993, quando Alessandro Pateli – responsabile amministrativo e tesoriere dell’Umbert – si trovò le manette ai polsi per una busta contenente 200 milioni di lire, donata gentilmente dalla famiglia Ferruzzi.

Francesco Belsito - foto LaPresse
Francesco Belsito – foto LaPresse

Patelli, finito in disgrazia sotto il profilo mediatico per la mazzetta, pare riceva ancor oggi il vitalizio di ex consigliere regionale, alla faccia della lotta alle indennità.

Un caso isolato? Non proprio. Nel 2012 a finire nelle cronache giudiziarie fu l’erede Belsito, accusato di truffa, appropriazione indebita e riciclaggio. Ricordate il cerchio magico? Gli investimenti esteri in Cipro e in Tanzania, notoriamente terre di opportunità? La laurea albanese del Trota?

E che dire poi di Gianluca Pini, condannato a 2 anni per millantato credito, o di Oscar Lancini, sceriffo di Adro arrestato nel 2013 per turbativa d’asta in relazione ad alcuni appalti comunali e strenuamente difeso da Maroni.

militanti Lega a Pontida - foto LaPresse
militanti Lega a Pontida – foto LaPresse

O, ancora, di Enrico Cavaliere, sei anni in parlamento, deus ex machina del partito in Veneto, condannato in secondo grado per bancarotta fallimentare. Senza scordare l’imputazione di peculato addebitata a Edouard Ballaman, già presidente del Consiglio regionale del Friuli Venezia Giulia, o allo scandalo dei rimborsi in Piemonte, con le mutande verdi di Cota finite nell’elenco delle spese pazze.

C’è tutto questo dentro l’emisfero Lega: quell’emisfero che 300 siciliani hanno sposato recandosi in missioni a Pontida, osannando le ruspe e l’Odino che fu. Da Agrigento a Milazzo, passando per Acireale e San Giovanni La Punta: una delegazione di celtici col viso mezzo arabo. O la storia è un dettaglio, o è la sindrome di Stoccolma. Ça va sans dire.

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