Reggio, i numeri sul bilancio del Comune: 87 milioni di disavanzo o “più di 860”? Adesso Falcomatà faccia chiarezza

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Reggio, il Sindaco Falcomatà chiamato a chiarire la situazione finanziaria di Palazzo San Giorgio dopo la clamorosa dichiarazione di martedì. La gente asfissiata da tasse insostenibili chiede trasparenza e un allentamento della pressione fiscale

Il Sindaco di Reggio Calabria, Giuseppe Falcomatà, dopo che la sua maggioranza in consiglio comunale ha approvato la scorsa settimana il bilancio consuntivo 2014 certificando un disavanzo di 87 milioni di euro, nel pomeriggio di martedì 9 giugno ha diffuso una nota stampa con cifre-shock sulla situazione del comune, parlando di “oltre 860 milioni di euro di debiti, ben oltre, quindi, i 679 milioni del 2012″. Numeri clamorosi che hanno creato imbarazzo anche nella stessa maggioranza. Com’è possibile, infatti, che il Comune certifica un disavanzo di 87 milioni di euro e il Sindaco parla invece di 860 milioni? Com’è possibile, ancora, che secondo i numeri del Sindaco, il debito sarebbe aumentato di 200 milioni di euro durante i due anni di gestione commissariale, quando i commissari hanno tagliato il possibile e l’impossibile, e hanno innalzato al massimo la pressione fiscale sui cittadini incrementando notevolmente le entrate?

L’assessore al bilancio del Comune di Reggio Calabria, Armando Neri, negli ultimi mesi ha in più occasioni profuso ottimismo sulla situazione finanziaria dell’ente. “Il Piano di riequilibrio è rispettato, ed è la cosa più importante. Adesso per noi la sfida è quella di abbassare le tasse per andare incontro alle esigenze dei cittadini che non riescono più a sopportare l’attuale livello tributario” ha detto nei giorni scorsi. Com’è possibile, quindi, che l’assessore al bilancio del Comune illustra alla città quantomeno una speranza di uscire fuori dal tunnel, illustra una strada che dia una boccata d’ossigeno e spenda parole positive, mentre poi il Sindaco entra a gamba tesa sparando cifre astronomiche e aggiungendo dichiarazioni sconfortanti del tipo “montagna di debiti a cui se ne aggiungono altri di giorno in giorno“, fino a giustificarsi dicendo che la sua amministrazione “sconta decisioni adottate nel passato“?

E’ bene ricordare, però, che – a prescindere dal merito delle precedenti amministrazioni – il Comune di Reggio Calabria è stato commissariato nell’ottobre 2012 (sono passati quasi tre anni) per consentire ai burocrati dello Stato di ristabilire ordine nelle finanze. Proprio il Pd e Falcomatà spingevano per quel commissariamento dicendo pubblicamente che rappresentava “l’unica soluzione per risollevare l’ente“. La cura dimagrante dei commissari, al netto delle considerazioni su quello che potevano fare e sul metodo che hanno utilizzato mettendo in ginocchio la città, ha comunque portato dei risultati, evitando il dissesto e riducendo il debito. Adesso il Sindaco (che ha deciso di guidare Palazzo San Giorgio ben consapevole della situazione del Comune; nessuno l’aveva costretto a candidarsi se pensava di non potercela fare) non può certo giustificarsi all’infinito dando la colpa a chi c’era prima, a maggior ragione essendosi insediato al Comune dopo due anni di guida commissariale volta proprio a restituire – da parte dello Stato – ordine ed equilibrio alla contabilità comunale.

A corredo dell’articolo inseriamo alcune tabelle molto esplicative tratte dal Piano di Riequilibrio varato dai commissari con delibera dell’8 febbraio 2013. Come si può notare, nel 2012 il disavanzo era di 111 milioni di euro (si partiva, come certificato dalla Corte dei Conti, dai 129 milioni del 2011). Sia nel 2013 che nel 2014 la manovra “lacrime e sangue” dei commissari ha consentito una riduzione del disavanzo di 12 milioni di euro annui, così si arriva agli 87 milioni attuali. Queste sono le cifre reali, ufficiali e certificate.
L’ex Sindaco Arena ha dimostrato che si poteva fare molto meglio senza vessare i cittadini: nel 2011 aveva ridotto il disavanzo di 18 milioni (da 129 a 111) senza mettere le mani nelle tasche dei reggini, ma avviando la dismissione del patrimonio edilizio e intervenendo con maggiori controlli sull’evasione fiscale, che oggi è alle stelle.
Gli stessi commissari nel 2013 avevano previsto entrate per quasi 52 milioni di euro dalla dismissione del patrimonio edilizio, tra cui 15 milioni soltanto dalla vendita del Miramare e 4 milioni dal Girasole. Tutto, però, è inspiegabilmente fermo: queste strutture rimangono abbandonate e versano nel degrado più totale mentre i cittadini continuano a pagare le aliquote massime consentite dalle leggi nazionali, al punto che oggi Reggio Calabria è dati alla mano il Comune con le tasse più alte d’Italia. Basterebbe riavviare quei procedimenti di dismissione del patrimonio edilizio, sulla falsariga di quanto stanno facendo tutte le più importanti realtà nazionali ed internazionali per affrontare la crisi finanziaria, per azzerare quasi completamente il debito di Palazzo San Giorgio e finalmente riportare le tasse ai livelli di 4-5 anni fa.

Ed è questo il problema più serio e più attuale. La gente non ce la fa più, a Falcomatà e alla sua amministrazione il compito di trovare soluzioni immediate per diminuire la tassazione e restituire un minimo di servizi adeguati ad una città che si può considerare civile. Il Sindaco faccia chiarezza e porti avanti una vera e propria “operazione trasparenza” sui conti di Palazzo San Giorgio: se davvero i debiti sono di 860 milioni come afferma tramite una nota stampa (smentendo il documento ufficiale approvato dal Consiglio Comunale in cui invece il disavanzo risulta di 87 milioni sulla base del piano di rientro approvato dalla Corte dei Conti), spieghi alla città quali sono questi 860 milioni di debiti, nei confronti di chi e per quali capitoli di spesa. Altrimenti rimarrà un numero buttato lì come alibi per giustificare l’immobilismo che sta caratterizzando questi primi mesi (ormai sono 8) di amministrazione dopo la trionfale elezione di ottobre 2014. Le iniziative, assolutamente positive, come le domeniche “green” sul Lungomare o la raccolta differenziata, non bastano per una città sempre più sofferente che della nuova primavera fino ad oggi non ha visto neanche l’ombra. La “svolta” in cui speravano i cittadini non era quella di dare sempre la colpa alle “decisioni del passato“.

I numeri ufficiali del Piano di Riequilibrio varato dai commissari con delibera dell’8 febbraio 2013:

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