Tornando tuttavia a trattare lo specifico contesto della sanità, erano noti ai primi del Novecento in tutta la città calabrese dello stretto gli effetti quasi miracolosi di un tale dottor Caracciolo, il quale esercitava la professione di medico presso lo storico Istituto Ortopedico sito nei pressi del Santuario dell’Eremo di Reggio Calabria: essere dunque sotto le cure di tale professionista voleva quindi dire essere davvero invischiato in una situazione molto grave, nella quale pertanto solo l’azione di questo grande luminare poteva comportare la salvezza: deriva dunque proprio da ciò quell’espressione, comune ad ogni reggino che si rispetti, che recita lapidaria: “a tia non ti sarba mancu Caracciolo!”; con ciò dunque, si intende dire: “rischi davvero grosso, nemmeno un’azione estrema può salvarti!”
Cultura reggina: perchè diciamo “a tia non ti sarba mancu Caracciolo”
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