Ogni reggino degno di questo appellativo indubbiamente conosce il quartiere di Arangea: sito nella zona sud della città, esso è rinomato, tra le altre cose, per il celeberrimo bar “Villa Arangea”, particolarmente noto per i suoi cornetti caldi che ognuno di noi può con piacere gustare ogni mattina. Ma ben poche volte, sicuramente, ci saremo interrogati sull’origine di questo sobborgo della città della fata morgana, e sicuramente davvero poche persone si aspetteranno che le sue radici affondano addirittura al lontano 1752, anno in cui fu infatti costruita la prima struttura di quella Chiesa parrocchiale che è ancor oggi presente all’uscita dello svincolo autostradale. Ma andiamo a scoprire meglio questa storia: siamo appunto nel 1752, e lo stretto è soggetto alla maestà di Carlo di Borbone, ed in quell’anno era stata peraltro decisa l’apertura, ai piedi del colle dove sorge oggi l’abitato di “Gallina”, di uno stabilimento, la “Reale Fonderia”, atto all’estrazione del ferro e forse anche dell’argento; per tale ragione la zona fu pertanto denominata da allora “Miniera” ed ancora oggi conserva questo appellativo. Nelle vicinanze del sopra menzionato stabilimento fu ad ogni modo poi eretta una chiesa dedicata a San Giovanni Nepomuceno, martire venerato in Boemia (luogo di origine della stragrande maggioranza degli operai specializzati che vennero a portare il loro contributo professionale in materia di estrazione dei metalli nella Miniera di Gallina) e nella quale operava anche un cappellano (prima il sacerdote Antonino David, poi Don Francesco Riso, Don Salvatore Votano ed infine Don Filippo Megale), celebrando Sante Messe ed amministrando i sacramenti a tutti gli operai della Miniera; e questa bella storiella andò così avanti per lungo tempo. Quando però lo stabilimento fu chiuso per l’esaurimento della vena metallifera, la popolazione del luogo chiese ed ottenne dal cappellano che continuasse a celebrare la messa la domenica e nei giorni di festa, oltre alla festa annuale del Santo, ogni 16 del mese di maggio (lo stesso periodo in cui, ancor oggi, si festeggia la festa patronale nel quartiere reggino). La contrada “Miniera” dipendeva tuttavia dalla Parrocchia di San Sperato e proprio l’allora parroco di San Sperato Don Giuseppe Antonio Taverriti, con una lettera del novembre 1822, chiese all’arcivescovo Alessandro Tommasini l’istituzione di una chiesa parrocchiale nella campagna di Arangea dal momento che la zona era troppo distante da San Sperato e soprattutto perché il torrente S. Agata rappresentava una barriera alla comunicazione nella vallata, in particolar modo d’inverno. Ad ogni modo, alla morte del cappellano Filippo Megale gli successe il sacerdote Pasquale Tripepi, canonico di Gallina, ed in quel periodo le condizioni della chiesetta erano così precarie da mettere in pericolo l’incolumità dei fedeli, ragione per la quale essa necessitava di un immediato restauro: di tale problema si interessò ad ogni modo un tale Giorgio Retez che si prese carico del restauro del tetto, del portale e delle finestre, e chiese ed ottenne dal Ministero e dalla Real Segreteria di Stato degli Affari Ecclesiastici la concessione della chiesa, purché provvedesse agli arredi e ai paramenti sacri necessari per le celebrazioni religiose, oltre al canone annuo per il cappellano.
Alla morte di Giorgio Retez gli eredi non mantennero tuttavia tali promesse e per cinque anni non fu celebrata messa nella chiesa fino a quando, il 24 marzo 1872, un altro buon uomo di nome Ignazio Lavagna acquistò una porzione del fondo Miniera con l’obbligo di pagare annualmente un canone al cappellano per la celebrazione delle messe festive e del santo Patrono Giovanni Nepomuceno (27 agosto 1879). Le cose, però, non andarono per il meglio, ed il 27 novembre 1880, il Sindaco di Gallina Calabrò, segnalò alla Curia lo stato di degrado della chiesa e chiese di demolire o, per lo meno, di vietare l’ingresso ai fedeli: con un’istanza del 22 gennaio 1882 la chiesa venne pertanto dichiarata in stato di abbandono e gli abitanti chiesero l’istituzione di una nuova parrocchia. Il Barone Filippo Foti di Reggio si dichiarò tuttavia disponibile ad aumentare la rendita affinché essa fosse sufficiente al mantenimento del parroco, alle spese del culto e ad offrire un appezzamento della proprietà per edificare la parrocchia: furono così ridisegnati i confini delle Parrocchie circostanti e si stabilirono i confini della nuova Parrocchia che andavano dalla cosiddetta “Scala” Ponte S. Agata a S.Elia di Ravagnese, dal Torrente Morbone a Miniera. Il 16 febbraio 1882 è la data dunque della fondazione della parrocchia “Miniera di Arangea”, la quale fu inoltre elevata sotto il titolo di San Filippo Neri e San Giovanni Nepomuceno; primo parroco il Sacerdote Vincenzo Moscato, ex cappuccino, chiamato in seguito Padre Gesualdo Moscato da San Lorenzo, che vi rimase per 27 anni. Ed infatti, dopo il terremoto del 28 dicembre 1908, quando tutta Reggio fu rasa al suolo, toccò proprio al Parroco Moscato costruire una Chiesa-baracca, provvisoria, al fine di continuare a celebrare il culto, in una zona un po’ più a sud, al centro di Arangea dove più tardi, nel maggio 1934, alla conclusione dei lavori sotto la guida del progettista Mario Mazzucato, e sotto la benedizione di don Vincenzo Imerti (parroco di Arangea dal 1931 al 1935), in un’area inoltre nella quale prima sorgevano solo baracche, su una proprietà della famiglia Gagliardi che aveva in precedenza donato il terreno allo scopo di erigere una nuova chiesa di Arangea, venne edificata quella Chiesa nella quale, ancor oggi, vengono celebrate le Sante Messe.