Un piccolo frammento di poesia calabrese: “Ela elamu kondà”
Ma andiamo ad analizzare, specificamente, il testo di tale canzone: esso è caratterizzato da quattro strofe e da un ritornello che funge anche da cerniera fra di esse, e che è costituito dalla bellissima frase “Ela elamu kondà, ti ego imme manachò!” che, tradotto, vuol dire: “Vieni, vienimi vicino, perché io sono solo!“. Gli argomenti delle strofe sono invece diversi tra loro, e passano dalla semplice e bellissima dichiarazione d’amore (“Arte ti ejenàstise megàli egò thelo na se prandestò!”, “Ora che sei diventata grande, io voglio sposarti!”) della prima strofa, a similitudini naturalistiche che invece permeano la seconda e la terza strofa, in cui la storia d’amore dei due giovani viene paragonata dapprima al fiume che scende dai monti alla marina (“O potamò èrkete an tin ozzìa ce catevènni cato ston jalò”, “Il fiume scende giù dai monti, e scende giù in marina”), e poi ai pesci che assetati vanno a bere l’acqua dolce (Ciòla t’azzària ti ene dizzamèna èrkondo ce pinnu to glicìo nerò”, “Anche i pesci sono assetati e vengono a bere l’acqua dolce”), ed ancora al gioioso canto degli uccelli in festa al sopraggiungere del mese di maggio (“San èrkete o mina tu majìu olos o cosmo fènete chlorò…”, “Quando arriva il mese di maggio tutto il mondo si riempie di verde”). La quarta strofa è invece di stampo e di caratterizzazione ben diversa dal momento che, a struttura circolare, è pervasa da una dimensione maggiormente intimistica, nella quale è descritta la condizione dei due innamorati che da anziani continueranno a pregare Cristo vivendo insieme ed amandosi (“San i zoì dikìma ene palèa parakalùme viàta to Christò, den thelo de na fao ce de na pio, na ciumithò methèsumanachò”, “Quando noi saremo vecchi pregheremo sempre il Signore. Non voglio più mangiare né bere, ma voglio solo riposare accanto a te“). Avendo analizzato accuratamente questo testo possiamo pertanto notare con pienezza l’alto lirismo che i nostri padri raggiunsero in testi ed in stornelli simili, caratterizzati indubbiamente non da picchi di bravura accecante, ma da risultati certamente apprezzabili malgrado il davvero bassissimo tasso di alfabetizzazione e di diffusione di quella cultura che potremmo definire “alta” che ha sempre caratterizzato la storia di queste nostre terre.