La “fuitina”: consuetudine d’obbligo della storia delle nostre terre

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Fuitina - RichterSe ad un qualsiasi uomo o ad una qualsiasi donna originaria della Calabria o della Sicilia venisse chiesto se conosca il significato del termine “fuitina”, costui risponderebbe con certezza in modo affermativo, descrivendo ciò che è stata una vera e propria consuetudine praticata da parte di moltissimi giovani delle nostre terre che, per indurre i propri nuclei familiari a nozze sicure, al fine pertanto anche di evitare probabili matrimoni combinati da parte delle famiglie, si abbandonavano ad un atto carnale consumato specificamente appunto in questa “piccola fuga”: e questo è, in fin dei conti, il significato in maniera propriamente letterale da attribuire a tale sostantivo, anche se esso va rivestito di un’accezione più propriamente dispregiativo-riduttiva.

Va tuttavia ricordato come essa potesse anche avvenire (anche se ciò era indubbiamente davvero molto più raro) con il consenso di una o di entrambe le famiglie dei transfughi le quali, in tale frangente, erano giustificate alla celebrazione di immediate nozze riparatrici, prive pertanto dei rituali e dei costosi ricevimenti di un matrimonio in piena regola. Anche se, è anche riscontrabile come tale procedimento, col passare del tempo, sia diventato sempre più consuetudinario, fino ad assumere il valore di obbligo per quelle coppie che, impossibilitate da parte delle famiglie, si vedevano costrette a servirsi di tale escamotage al fine di poter convolare a nozze; ciò tuttavia andava a buon porto per i transfughi specificamente nel caso in cui dal rapporto appena consumato ne veniva fuori un bambino, caso specifico in cui il “matrimonio riparatore” era un vero e proprio obbligo per le famiglie, al fine peraltro di lavare l’onta di cui si era macchiato lo stesso onore familiare, e di celare pertanto al resto del paese tale vicenda. La “fuitina” poteva però d’altro canto comportare, se resa nota al resto del paese, un motivo ancor maggiore di disonore per la famiglia implicata in essa, che si abbatteva tuttavia maggiormente sulla donna (fattore questo che derivava specificamente dalla profonda misoginia che ha sempre caratterizzato la cultura meridionale).

Tale atto, col tempo, è divenuto noto a livello nazionale, diventando anch oggetto di canzoni folk e di film (tra i quali va menzionato ad esempio “Fuitina. Fuga d’amore” di Salvo Spoto e Vito Trecarichi) e va dunque riconosciuto, nel suo carattere più strettamente intrinseco, come un “evento straordinario”, tale anche da “esulare dal consueto” e che dunque “si oppone ad esso, ma, ancora in grado di rivedere il consueto e a modificarlo, applicando ad esso un altro corso, che differisce da quello seguito fino a quel momento.”, facendo anche rivedere alle famiglie “i loro schemi di interazione, apportando ad essi sostanziali cambiamenti.”

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