Grecia, Merkel incontra Hollande e Renzi resta fuori dal vertice. Varoufakis, intanto, rimette il mandato…

StrettoWeb

Il titolare del dicastero delle Finanze fa un passo indietro per favorire l’accordo. Tsipras lo ringrazia per lo straordinario impegno

Vaourfakis – Foto LaPresse

Com’era prevedibile, il ministro delle Finanze greco Yanis Varoufakis ha annunciato stamane le proprie dimissioni, apparentemente a dispetto del verdetto referendario. In realtà la mossa ha destato sorpresa soltanto in una parte degli osservatori, quella più vicina alle ragioni del no all’austerity. Varoufakis, infatti, si è molto esposto nel corso della mini-campagna elettorale che ha portato l’elettorato greco a bocciare le proposte dei creditori, arrivando a tacciare di “terrorismo” i membri dell’Eurogruppo e i vertici del Fondo Monetario Internazionale. Sarebbe stato pertanto imbarazzante se lo stesso Varoufakis si fosse presentato stamane innanzi alle Cancellerie europee per chiedere nuova liquidità per il sistema ellenico.

A Berlino, intanto, non si nasconde un latente fastidio nei confronti dei toni demagogici usati da Syriza. “Ma come? – sostengono velatamente i falchi della Cdu – Abbiamo salvato la Grecia per il rotto della cuffia, quando senza la protezione dell’euro e senza i finanziamenti dei contribuenti tedeschi sarebbe fallita da almeno dieci anni, e la loro votazione assume carattere nazionalista?”. Perché l’idea che ieri sia andato in scena un plebiscito anti-Merkel tiene banco sotto la Porta di Brandeburgo. La percezione del problema è stata perfettamente tratteggiata dal settimanale Handelsblatt: raffigurando il premier greco con una pistola in mano puntata sulla propria tempia, la rivista ha intitolato “datemi i soldi o sparo”, una via di mezzo fra l’esproprio proletario ed il ricatto politico-suicida.

LaPresse/Reuters

Frattanto Angela Merkel ha telefonato al presidente francese Hollande, fissando un vertice per martedì. Donald Tusk ha contestualmente confermato l’imminente colloquio telefonico con Mario Draghi, Jean Claude Juncker e Jeroe Dijsselbloem. Sul versante interno Matteo Renzi, in posizione defilata, ha criticato il colloquio bilaterale franco-tedesco, ivi considerata l’esposizione dei contribuenti italiani in questo guazzabuglio finanziario che scuote nelle fondamenta la struttura comunitaria. Spetterà al duo formato da Pier Carlo Padoan e Paolo Gentiloni ricucire i rapporti per far comprendere ai partner continentali l’importanza di procedere in un’unica direzione collegialmente condivisa.

Creditori Grecia – foto LaPresse

E qui il discorso si complica maledettamente, perché l’Eliseo sembra disposto a concedere un’apertura di credito nei confronti di Tsipras, apertura che in Germania ritengono improponibile. Così, mentre le borse affondano e Madrid rivede la propria severità, la maggiore concessione che Berlino è disposta a fare proviene dal versante socialdemocratico, laddove si è ventilata, già nella tarda serata di ieri, l’ipotesi di concedere aiuti umanitari e nulla più. Un’ipotesi che Tsipras potrebbe addirittura ritenere offensiva, intenzionato com’è a chiedere l’aumento del tetto ELA, l’Emergency Liquidity Assistance destinato alle banche del paese.

Festeggiamenti in Grecia per la vittoria del No – foto LaPresse

Il problema, però, resta strutturale: il debito greco spaventa, ma le potenzialità turistiche del paese non vengono sottovalutate dai creditori. Se c’è la volontà d’intervenire sulle criticità evidenziate dall’ex Troika, rendendo il sistema ellenico libero dai vincoli che hanno prodotto questo sfacelo, allora si potrà pensare a nuovi finanziamenti. Ma finché la situazione resta in fase di stallo, il muro contro muro nuocerà più agli uomini di Tsipras che non ai contribuenti degli altri paesi membri: almeno questo è il ragionamento che in questi minuti traspare dalla stampa tedesca. Per superare l’impasse, determinante sarà il nome del successore di Varoufakis. Tsipras caldeggia la nomina di Yannis Dragasakis, già vice premier, che non avrebbe mostrato entusiasmo di fronte ad una simile prospettiva. La soluzione comunque resterà “interna”, se è vero com’è vero che le altre candidature forti sono quella di George Stathakis, attuale ministro per lo Sviluppo, e quella di Euclid Tsakalotos, capo della squadra negoziale ellenica, stimato dai Ministri dell’Economia dei paesi creditori e considerato l’interlocutore privilegiato dopo le sortite mediatiche del ministro uscente.

Condividi