Il vice-sindaco, Guido Signorino, difende l’operato della Giunta e parla di una straordinaria opportunità per il Comune di Messina. Il progetto sulla multiservizi e sulla ridefinizione complessiva dell’Amam non convince però tutti gli interlocutori: CapitaleMessina, ad esempio, non è d’accordo col percorso intrapreso
L’approvazione dello schema di transizione fra MessinAmbiente ed Ato3 ha scatenato la soddisfazione dell’Amministrazione Comunale. Ad insistere su quest’opportunità prospettica è stato, in particolare, il vice-sindaco Guido Signorino, che ha sottolineato come – solo sulla base dell’atto ratificato in Consiglio – sarà possibile chiudere le partite debitorie ed avviare la liquidazione delle società partecipate.
E se sotto il profilo tecnico l’assessore al Bilancio rileva l’importanza delle indicazioni fornite dal Collegio dei Revisori dei conti del Comune nella stesura del piano, sotto il profilo prettamente politico avoca alla Giunta il merito di aver superato i limiti di una gestione dell’erario orientata al debito pubblico, basata cioè sullo strutturale squilibrio fra costi e ricavi nella gestione dei rifiuti e del verde cittadino.
Qui il plauso è stato indirizzato ad Alessio Ciacci, la cui gestione ha consentito una riorganizzazione dell’azienda e, sempre secondo Palazzo Zanca, ha favorito la riduzione degli sprechi. Per Signorino la cifra dell’operazione è chiara: l’innesto dei lavoratori Ato consentirà ad Amam di superare le criticità della carenza di personale ed “i servizi aggiuntivi conferiranno le risorse necessarie a sostenere le spese senza determinare squilibri finanziari, consentendo di operare la separazione piena tra passato e presente“.
Un ottimismo, quello mostrato dall’esponente della Giunta, che non ha convinto proprio tutti gli interlocutori. Da diverse parti, infatti, serpeggia un certo pessimismo: non convince, in particolare, l’idea di fondere l’erogazione dell’acqua e la gestione dei rifiuti con lo sfacelo dei servizi sociali. A presentare quest’obiezione, in particolare, è l’associazione CapitaleMessina, che contesta la produttività dell’approccio: “se per ogni settore vanno nominati dei super esperti si risolve ben poco: se si uniscono quattro aziende non funzionanti il risultato non è una società funzionante, ma l’ennesimo carrozzone” ha rilevato in maniera lapidaria Giovanni Randazzo a nome della sigla.