Lamezia Terme: “graduale smantellamento dell’ospedale”

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La paventata chiusura del reparto di microbiologia, sancirebbe, di fatto, la chiusura dell’intero ospedale di Lamezia Terme. Non è possibile, infatti, ipotizzare il mantenimento di una struttura ospedaliera, senza la  presenza di reparti come la microbiologia, o il centro trasfusionale, o la Terapia Intensiva Neonatale, eppure questo sembra essere il destino dell’ospedale della terza città della Calabria. Lo afferma in una nota Luciano Vasta, Coordinatore regionale USB P.I.

La logica miope di chi risponde alla politica e di chi ha usato ed usa la sanità per fini diversi da quelli della tutela della salute, sta costringendo un’area di circa 400.000 persone a gravitare tutte quante sul capoluogo.

Quanto sta accadendo, però, travalica i limiti della città, della provincia e della regione (dove comunque la gestione accentratrice verso alcuni poli è oltremodo scandalosa), e si intreccia con una volontà di distruzione della sanità pubblica che parte dai governi centrali, con una continua spoliazione di strutture e di investimenti nei confronti dei servizi sanitari.

Va in questo senso, ad esempio, l’emendamento al Decreto Legge sugli Enti Locali, approvato nei giorni scorsi al Senato che prevede: taglio netto delle prestazioni specialistiche ambulatoriali pari a 27 milioni di prestazioni in meno, aumento dei ticket sanitari, obbligo di riduzione delle giornate di ricovero, ulteriore riduzione del livello di finanziamento del S.S.N. per un importo pari a 2,352 miliardi di euro. Ma soprattutto, l’emendamento approvato, prevede risparmi sulla spesa del personale, con la riduzione di strutture complesse e la chiusura di quelle semplici e con conseguente riordino dell’intera rete ospedaliera: ed è quello che sta già succedendo a Lamezia.

Queste riforme appena approvate, con la compatta azione delle forze politiche (che oggi sembrano scandalizzarsi per la situazione dell’ospedale lametino) e la passiva complicità delle OO.SS., con la sola opposizione della USB P.I., si mescolano poi con una regione dove gli interessi di parte, sovrastano quelli della collettività ed a nulla servono i richiami alla ragione ed al buon senso: ecco che allora l’ospedale di Lamezia, come prima quello di Soveria ed i malati bisognosi di cure, diventano numeri e cifre da tagliare, senza il minimo interesse per le gravissime conseguenze che queste azioni stanno portando ad un intero comprensorio.

Secondo la USB P.I., due sono le alternative: o accontentarsi delle vacue proteste di qualche forza politica o sindacale che cavalca strumentalmente il problema, aspettando che, a fronte di qualche blanda indignazione, lo smantellamento continui pezzo dopo pezzo; oppure scendere in piazza tutti quanti, a partire dagli operatori sanitari e dai cittadini tutti, con la consapevolezza che solo lottando in prima persona, senza delegare nessuno, facendosi ascoltare con ogni mezzo, si può sperare di cambiare le cose e di far comprendere che i posti di lavoro e  la salute delle persone non possono e non devono diventare numeri da far quadrare.

Noi della USB ci siamo!

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