Messina, da Hiroshima a Nagasaki: Santisi dovrà imporre una tabula rasa per i servizi sociali

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L’Amministrazione ha fallito la sua missione e la defenestrazione di Mantineo lo testimonia. Dimissioni o revoca del mandato, poco cambia: il Comune di Messina adesso deve svoltare, spezzando un circolo vizioso…

Renato Accorinti, all’inizio del suo mandato, fu chiaro e apocalittico al contempo: la situazione che ereditava dai precedenti amministratori rendeva Messina una sorta di Hiroshima. Dopo due anni di cambiamenti dal basso, il nuovo assessore ai Servizi Sociali – Antonina Santisi, il cui profilo appare al momento inappuntabile – si trova a raccapezzarsi fra i fascicoli di un dipartimento che potrebbe sembrare Nagasaki.

La cura Mantineo è stata fallimentare: l’Amministrazione non lo ammette esplicitamente, ma è pienamente consapevole del discredito di cui l’ex esponente della Giunta godeva fra gli operatori. Per questa ragione è stato deciso il cambio della guardia: Mantineo, uomo burbero e dai modi bruschi, causa originaria dei dissidi col Prefetto Trotta, consegna alla sua erede politica un carico di litigiosità che ha esasperato l’entourage dell’assessorato, senza ottenere il benché minimo apprezzamento dalle forze impegnate sul campo.

Di più: la rivoluzione avrebbe potuto essere rivendicata qualora l’inappuntabilità delle scelte fosse stata comprovata da due elementi, vale a dire l’immacolatezza delle cooperative affidatarie e la contestuale crescita della qualità dei servizi erogati. Così non è stato. L’operazione “Patti e Affari”, un’inchiesta embrionale che bisognerà seguire passo passo prima di muoversi in giudizi avventati, mette in discussione perfino il carattere etico della trasformazione, con quei ribassi al 100% che rendevano sospette le garanzie offerte dalla Genesi. Al netto dei faldoni giudiziari, è proprio sul mancato rilancio del welfare cittadino che l’Amministrazione dovrebbe fare ammenda: trascurando la sfarzosa parata degli Stati Generali, così ribattezzati più per vana gloria che per progettualità strategica, nessuna iniziativa consistente ha attecchito sul territorio comunale, senza voler indugiare sul pressapochismo mostrato da una struttura farraginosa che spesso ha dovuto imbastire dei tour de force in zona Cesarini per salvare il salvabile, scongiurando la perdita di fondi importanti.

Il commiato da Mantineo segna quindi un punto di rottura: dietro quelle garanzie offerte da Tonino Perna, che ha raccontato di un ex assessore provato e frustrato dalla mole dell’impegno (cosa che non stentiamo a credere, data l’intricata matassa da sbrogliare per chiunque si accinga ad avere un ruolo di responsabilità in quel settore), c’è la volontà di indicare un percorso di discontinuità politica, una sorta di welfare accorintiano 2.0. E non ci sarebbe stata alcuna necessità di tenere a battesimo questa fase nuova, se la precedente avesse funzionato secondo i desiderata e i comunicati stampa.

manifestazione FP-Cgil (LaPresse)

Santisi prende le redini di questa macchina organizzativa, una macchina che era stata prima messa a soqquadro e poi contestata, e che ora andrà ricostruita pian piano. L’esponente dovrà dimostrare capacità e competenze, quelle stesse peculiarità che come operatore le erano già state riconosciute, ma con alcune raccomandazioni. Le forze sindacali hanno sempre alzato il tiro sulla necessità di stabilizzare i lavoratori, di garantire sicurezza alle professionalità impegnate nella tutela degli anziani e degli infanti. Se è senz’ombra di dubbio vero che questi costituiscono spesso e volentieri un argine all’emarginazione, è altresì innegabile che non tutti i lavoratori si comportino in maniera ineccepibile, con buona pace delle sigle della Triplice; che spesso e volentieri, nel settore, la qualità dell’offerta si è prestata a valutazioni quantitative sul numero degli assunti, che hanno determinato la popolarità di questa o quella corrente politica. Questo circolo vizioso dev’essere spezzato: i sindacati possono portare un prezioso contributo laddove essi indicano criticità e disagi offrendo la propria competenza per la valutazione delle vie d’uscita. Al centro del sistema, però, dev’esserci l’individuo, come lo stesso assessore ha ribadito nella conferenza di presentazione. Non ci possono essere né i giochetti di potere del sottobosco governativo, che tenta di piazzare dipendenti in una logica clientelare, né possono prevalere esigenze di natura partigiana, basate sulla necessità di recuperare tessere e credibilità verso i propri iscritti. Se si vogliono tutelare gli ultimi, bisogna garantire la fine di questo gioco.

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