L’Amministrazione ha fallito la sua missione e la defenestrazione di Mantineo lo testimonia. Dimissioni o revoca del mandato, poco cambia: il Comune di Messina adesso deve svoltare, spezzando un circolo vizioso…
La cura Mantineo è stata fallimentare: l’Amministrazione non lo ammette esplicitamente, ma è pienamente consapevole del discredito di cui l’ex esponente della Giunta godeva fra gli operatori. Per questa ragione è stato deciso il cambio della guardia: Mantineo, uomo burbero e dai modi bruschi, causa originaria dei dissidi col Prefetto Trotta, consegna alla sua erede politica un carico di litigiosità che ha esasperato l’entourage dell’assessorato, senza ottenere il benché minimo apprezzamento dalle forze impegnate sul campo.
Il commiato da Mantineo segna quindi un punto di rottura: dietro quelle garanzie offerte da Tonino Perna, che ha raccontato di un ex assessore provato e frustrato dalla mole dell’impegno (cosa che non stentiamo a credere, data l’intricata matassa da sbrogliare per chiunque si accinga ad avere un ruolo di responsabilità in quel settore), c’è la volontà di indicare un percorso di discontinuità politica, una sorta di welfare accorintiano 2.0. E non ci sarebbe stata alcuna necessità di tenere a battesimo questa fase nuova, se la precedente avesse funzionato secondo i desiderata e i comunicati stampa.
Santisi prende le redini di questa macchina organizzativa, una macchina che era stata prima messa a soqquadro e poi contestata, e che ora andrà ricostruita pian piano. L’esponente dovrà dimostrare capacità e competenze, quelle stesse peculiarità che come operatore le erano già state riconosciute, ma con alcune raccomandazioni. Le forze sindacali hanno sempre alzato il tiro sulla necessità di stabilizzare i lavoratori, di garantire sicurezza alle professionalità impegnate nella tutela degli anziani e degli infanti. Se è senz’ombra di dubbio vero che questi costituiscono spesso e volentieri un argine all’emarginazione, è altresì innegabile che non tutti i lavoratori si comportino in maniera ineccepibile, con buona pace delle sigle della Triplice; che spesso e volentieri, nel settore, la qualità dell’offerta si è prestata a valutazioni quantitative sul numero degli assunti, che hanno determinato la popolarità di questa o quella corrente politica. Questo circolo vizioso dev’essere spezzato: i sindacati possono portare un prezioso contributo laddove essi indicano criticità e disagi offrendo la propria competenza per la valutazione delle vie d’uscita. Al centro del sistema, però, dev’esserci l’individuo, come lo stesso assessore ha ribadito nella conferenza di presentazione. Non ci possono essere né i giochetti di potere del sottobosco governativo, che tenta di piazzare dipendenti in una logica clientelare, né possono prevalere esigenze di natura partigiana, basate sulla necessità di recuperare tessere e credibilità verso i propri iscritti. Se si vogliono tutelare gli ultimi, bisogna garantire la fine di questo gioco.