Dall’iniziativa di due consiglieri regionali, è nata la proposta di legge per la valorizzazione della “Dieta Mediterranea Europea”, un’eccezionale risorsa propria della Calabria
Ad aprire i lavori della conferenza stampa indetta appositamente per l’occasione, il neo Presidente del Consiglio Regionale della Calabria, Nicola Irto: “Un legge di questo tipo assume una straordinaria importanza – ha affermato – Nasce su iniziativa di due consiglieri regionali per far capire e ribadire l’importanza di questo Consiglio Regionale, che ha un ruolo strategico nel governo e nello sviluppo della Regione”.
Non per niente, come evidenziato dal Presidente Irto, gli autori del testo sono Orlandino Greco e Franco Sergio, consiglieri del gruppo “Oliverio Presidente”; un testo che mira ad individuare nella “dieta mediterranea” un modello da promuovere e diffondere quale corretto regime nutrizionale e stile di vita; seguendo tale scia, si pone l’attenzione sull’aspetto socio-sanitario della suddetta dieta, di vitale importante a livello locale, ma anche internazionale.
“Abbiamo pensato a questo disegno di legge – trasmette a riguardo Franco Sergio – in prospettiva della tutela della salute: recenti studi testimoniano il fatto che tra mezzo secolo non si avranno le risorse necessarie per garantire la salute ai cittadini; proprio per tale ragione, si punta sul cibo sano come forma di prevenzione”.
“Vogliamo dare una cittadinanza a questa dieta – prosegue Sergio – che viene rivendicata da più parti, ed è diventata ormai oggetto di dibattito mondiale. Si tende, inoltre, ad un’ulteriore valorizzazione dei prodotti top calabresi che si inseriscono nel programma della dieta, nonchè ad un’uguale valorizzazione del settore agro-alimentare calabrese, che promuova un’attrazione nel campo del turismo”.
“Per i prodotti calabresi – si continua a trasmettere – opportune politiche di qualità possono garantire 3 obiettivi di fondo:
1) La loro valorizzazione di mercato;
2) La loro difesa e tutela a fronte di normative igienico sanitarie prescritte, che, per la loro generalità, tendono alla standardizzazione dei processi produttivi e alla cancellazione di quei processi tradizionali di tipo artigianale, consolidati nel tempo;
3) Un loro forte contributo allo sviluppo di determinate aree rurali.
La presente legge, considerata la necessità di coinvolgere nella sua implementazione le istituzioni locali, le organizzazioni di categoria e le associazioni no profit, utilizzerà i Consorzi di tutela DOP e IGP, nonché le DE. CO – Denominazione Comunale – quali strumenti di censimento dell’insieme delle produzioni e delle loro modalità d’uso tradizionale presenti in Calabria e suscettibili di essere inserite in un apposito elenco regionale attraverso procedure scientifiche stabilite che ne determinano la certificazione nutrizionale dei prodotti e del modello alimentare che ne deriva in maniera che possano essere inserite in un apposito albo regionale – Albo Regionale Calabria dei prodotti e delle ricette del Modello della Dieta Mediterranea Italiana di Riferimento – e successivamente essere proposte all’UE per le conseguenti certificazioni di qualità anche health claim e l’inserimento nel Register of Nutrition and Health Claimsed inoltre attiverà presso l’UNESCO il processo di riconoscimento dei luoghi di identificazione del Modello di Dieta Mediterranea di Riferimento – Nicotera (Italia), Creta (Grecia), Spalato (Cosenza)”.
Tutto questo senza tralasciare l’importanza del recupero delle complesse filiere produttive legate a soddisfare il Modello della Dieta Mediterranea Italiana d Riferimento, che genererà, in Calabria, dai 5mila agli 8mila posti di lavoro, oltre a determinare il recupero produttivo dei quel oltre 40% di aree collinari, montane e di pianura oggi abbandonate.
Colmare il vuoto legislativo sui comparti che contribuiscono, a diverso titolo, allo sviluppo della Dieta, infine, è un altro obiettivo su cui si basa la proposta di legge.
“Ho visto in questo disegno di legge un’importanza notevole per il territorio – ha aggiunto l’agronomo Giuseppe Perri – Solo i nostri prodotti hanno delle caratteristiche nutrizionali e organolettiche tali da essere importanti per la salute umana. Le produzioni le abbiamo, e attraverso questa legge saranno riconosciute a livello internazionale: non è possibile che altre regioni si fregiano di essere la sede della Dieta Mediterranea. Non lasciamoci sfuggire questa opportunità – conclude Perri rivolgendosi ai rappresentanti del Consiglio Regionale della Calabria – di valorizzare le eccellenze che sono esclusivamente nostre”.
“La Dieta Mediterranea garantisce una minore incidenza di malattie cardio-vascolari, nonché di diabete di tipo 2 e di casi di obesità, di cui si contano alti tassi in Calabria”, così il nutrizionista Daniele Basta, che conclude: “nonostante le grandi distruzioni abbiamo fatto variare il modo di alimentarsi, con un aumento di consumo dei grassi saturi e del relativo incremento delle patologie croniche, la dieta di riferimento rimane sempre quella di Nicotera”.
E ritornando sul rilevante aspetto socio-sanitario a cui inevitabilmente si ricollega la Dieta Mediterranea, Orlandino Greco si pronuncia sull’attuale “incremento della spesa sanitaria: la dieta porterà ad una riduzione dei costi sociosanitari. Abbiamo, però, bisogno – prosegue Orlandino Greco – di valorizzare il nostro patrimonio, di simboli per riacquistare il senso di appartenenza”.
La Dieta Mediterranea, ancora, di stringente attualità in occasione dell’Expo 2015, non solo aiuta a riscoprire un giacimento culturale perso, ma a dare un’occasione ai giovani nel campo agroalimentare: la pensa così il prof, Antonino De Lorenzo, direttore della Scuola di specializzazione in Scienze dell’alimentazione presso l’Università Tor Vergata di Roma; anche lui ha parlato stamane dell’importanza di una “garanzia assoluta del percorso e della qualità dei prodotti che sono mistificati sul territorio”.
Felice Spingola, economista, esperto del Consiglio d’Europa per l’applicazione della Convenzione Europea del Paesaggio, ha concluso la conferenza odierna con queste parole: “nella Regione Calabria il 60% delle terre sono terre incolte. Queste sono un patrimonio per la Regione! Se messe a coltura possono diventare aeree di coltivazione biologica con relativa certificazione. La Calabria nel trend biologico ha conosciuto un certo sviluppo negli ultimi anni; per tale ragione, la legge deve essere vista come punto di partenza, non di arrivo: dobbiamo porci ora il problema di come governare l’intero processo”.