Clamoroso retroscena sull’esclusione della Reggina dalla Lega Pro: quella telefonata Tavecchio-Falcomatà…

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Reggina, un mese e mezzo dopo l’esclusione dalla Lega Pro con lo svincolo dei calciatori del 23 luglio scorso emerge un retroscena clamoroso sulla decisione di Tavecchio: decisiva la telefonata della sera prima con il Sindaco Falcomatà

Dal trionfale “torniamo da Roma con tre punti” della conferenza stampa di venerdì 17 luglio, alla clamorosa telefonata di pochi giorni dopo, mercoledì 22, con cui il Sindaco di Reggio Calabria Giuseppe Falcomatà ha siglato una delle autoreti più clamorose della storia della città, sancendo di fatto la scomparsa della Reggina dal calcio professionistico.

Sindaco FalcomatàUn momento drammatico per la città, che ha perso un qualcosa che – come ha detto più volte lo stesso Sindaco – va oltre l’aspetto sportivo. La Reggina ha un grande valore sociale, simbolico, storico e identitario per una comunità come quella di Reggio Calabria. E’ qualcosa che non si può descrivere a parole o quantificare in cifre, è uno di quei beni più preziosi che la città possiede. E che per la prima volta dopo esattamente 59 anni dall’ultimo campionato in IV Serie (stagione 1955/1956), adesso è sparito dal professionismo. Una perdita molto importante per la città e per l’attuale Sindaco Falcomatà, protagonista di questa brutta pagina destinata a rimanere per sempre scolpita come uno dei fogli più neri della storia cittadina.

I fatti: i 10 giorni di passione del luglio 2015

Avremmo voluto parlare di mercato, di raduno e di ritiro per-campionato in quei dieci giorni terribili di luglio 2015. L’impresa del 30 maggio al San Filippo aveva ridato entusiasmo alla piazza, all’ambiente, alla tifoseria. Il Sindaco quella sera aveva sfilato sul carro della Reggina che consentiva alla città, per l’ennesima volta, di festeggiare. Subito dopo, però, il club è stato abbandonato in primis dalle istituzioni e lasciato alla deriva mentre il Presidente Foti annunciava il suo disimpegno e un volenteroso gruppo di imprenditori si faceva avanti per salvare la squadra in Lega Pro. Ma la volontà non basta, e il 14 luglio la squadra non riesce a iscriversi al campionato. Lacrime al Sant’Agata ed in città. Pioggia di accuse sul Sindaco che era rimasto oltre 20 giorni in viaggio di nozze in giro per il mondo mentre la squadra della città spariva dal panorama calcistico.

Ma Foti non si arrende. Trova un cavillo, ne parla in Federazione dov’è di casa dopo 29 anni all’interno di questo mondo. Chiama Praticò, il futuro della società, e Falcomatà, che nonostante tutto è pur sempre il Sindaco, e venerdì 17 luglio se li porta a Roma per incontrare Tavecchio e chiedere una seconda chance. La risposta è positiva. Foti aveva già avuto indicazioni positive prima della “missione” romana, ma aveva deciso di lasciare nel modo migliore possibile e quindi ha dato vita a quel viaggio proprio per lasciare la scena a Sindaco e futuro Presidente del club.

Il Consiglio Federale che avrebbe dovuto svincolare quel giorno tutti i calciatori delle società non iscritte, congelava la situazione in attesa del 27 luglio lasciando così la porta aperta alla Reggina. I toni della conferenza stampa in cui Foti, Falcomatà e Pratico annunciavano il risultato erano entusiastici, soprattutto da parte del primo cittadino che diceva, appunto, torniamo da Roma con tre punti“. In città tornava l’entusiasmo, si scatenava la passione amaranto. La stessa del 30 maggio. La stessa della miracolosa salvezza del 2007 in serie A. La stessa del 19 marzo 2000 all’Olimpico contro la Roma (0-2, Cozza e Cirillo) o del 13 giugno 1999 a Torino. Per raccogliere i fondi utili si erano mobilitati persino gli ex calciatori, locali, bar, tifosi, associazioni. Intorno alla nuova cordata si stavano compattando nuovi volti, imprenditori e sponsor. Nasce un progetto serio. Ambizioso. Solido.

Ma giovedì 23 luglio, in modo clamoroso e inatteso, la FIGC svincola tutti i calciatori mettendo fine al sogno della Reggina, chiudendo quella porta che il Consiglio Federale aveva lasciato aperta. L’avrebbe fatto dopo pochi giorni se lunedì 27 la Reggina non avesse presentato tutta la documentazione (con i soldi) richiesta. L’avrebbe dovuto fare la settimana precedente se non avesse concesso alla Reggina una seconda chance. Come mai l’ha fatto proprio giovedì 23? Cos’è successo in quei giorni e perchè Tavecchio s’è rimangiato tutto e ha “tradito” la parola data al Presidente Foti, al Sindaco Falcomatà e a Mimmo Praticò, pugnalando alle spalle un’intera città? 

Quando l’abbiamo chiesto ai diretti interessati hanno preferito glissare più volte. Foti si è isolato e non ha voluto dare alcuna risposta; ha raggiunto Tavecchio a Roma e ha preferito chiarire la questione personalmente, chiedendo lumi faccia a faccia ed è finita lì. Comprensibile, per motivi di opportunità, la morbidezza di Praticò che intanto ha dato vita alla nuova società per ripartire dalla serie D.

Ma da Falcomatà ci saremmo aspettati qualcosa di più, quantomeno per fare chiarezza alla città, per rispondere ai tifosi e ai cittadini che avevano messo soldi credendo in un sogno; il Sindaco ha velocemente stigmatizzato il comportamento della Federazione in una conferenza stampa e nulla più, un comportamento “sospetto”. Perchè Falcomatà non si è scagliato contro Tavecchio, non è andato ad incatenarsi a Roma, non ha difeso la Reggina e la città che rappresenta? Il motivo è presto detto: lo apprendiamo oggi, dopo oltre un mese. E’ un retroscena clamoroso che spiega sia la decisione di Tavecchio che il comportamento del Sindaco.

Il Presidente Federale la sera di mercoledì 22 luglio telefona al Sindaco Falcomatà per chiedere com’è la situazione, come stanno andando le cose. Il primo cittadino tentenna, resta vago, esprime preoccupazione. Avrebbe dovuto alimentare le speranze della città, avrebbe dovuto fare il gioco della Reggina, di Reggio Calabria, della sua gente. Più semplicemente, raccontare la verità: in città c’era grande fermento, entusiasmo, mobilitazione. Invece no, per lui le cose andavano male, c’erano chissà quali problemi. Tavecchio chiude il telefono, la luce e va a dormire combattuto. Da una parte l’amico Lillo Foti, una società che al calcio ha dato tanto come la Reggina, una città importante come Reggio Calabria. Dall’altro il Sindaco di quella stessa città e le sue parole negative. Ma chi gliela fa fare di rischiare così tanto se persino il Sindaco, il Sindaco della città a cui lui da Presidente federale sta concedendo una forzatura, si esprime in quel modo? La notte porta consiglio. Giovedì mattina si sveglia e decide che è meglio evitare. Se neanche il Sindaco ci crede, perché deve essere lui a rischiare?

Intanto Falcomatà dopo la telefonata evidentemente i problemi di Tavecchio neanche se li pone; non chiama Foti, non chiama Praticò, come se nulla fosse nessuno viene a sapere di questa telefonata da parte del Sindaco. Ma che volete che sia, al massimo muore la Reggina. Così arriva lo svincolo dei calciatori la Reggina dice addio al calcio professionistico. In fondo che si può dire a Tavecchio? A tradire la città non è certo stato lui quel 23 luglio; piuttosto l’ha fatto il Sindaco la sera prima al telefono. Come sempre, Reggio Calabria si fa male da sola.

E oggi dopo oltre un mese ci sono tanti club, tra cui il Messina, che hanno ottenuto il ripescaggio in Lega Pro mentre la Reggina sarà costretta a fare fatica persino in serie D. E così questa città prima ha fatto scappare Nick Scali, poi ha perso anche la grande occasione di mantenere la squadra in piedi. Gli altri hanno approfittato delle lotte fratricide di Reggio Calabria, una città in cui da un lato c’è chi trova le soluzioni per risolvere i problemi e dall’altro c’è chi rovina tutto. Dopotutto Nicola Giunta lo scriveva in tempi non sospetti:

[…]
Si ‘nc’esti ‘nu cartellu aundi rici:
“Sti ‘ggenti tra di iddi su’ nnimici!”

Nimici i cui? Oh, frabbica di storti!
Sunnu sulu nimici da so’ sorti!
Nimici d’iddi stessi pi ppuntiggiu,
e i cchiù fissa dû mundu sunnu a Rriggiu!

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