Il rischio di concludere anticipatamente la legislatura, dopo le ventilate minacce di Pd e Udc, è concreto. Per questo i vertici dell’Amministrazione stanno studiando le opportune contromosse, ma l’unità della Giunta e della galassia accorintiana è sempre precaria
Un confronto per far ripartire l’azione riformista della Giunta. O meglio: per comunicare i risultati conseguiti dall’Amministrazione a una platea sempre più vasta. E’ questo il mandato che viene fuori dal vertice accorintiano che si è registrato nel fine settimana: un vertice di Giunta, realizzato a pochi chilometri dalla città, in cui i toni polemici non sarebbero mancati.
Che la galassia gravitante attorno al primo cittadino sia in subbuglio, è cosa nota da tempo. Più volte abbiamo descritto, sulle colonne di questo giornale, le fratture di Cambiamo Messina dal Basso, la perdita di consiglieri, esponenti di governo e financo elettori storici. Una sorta di emorragia dei consensi che mina la credibilità del progetto rivoluzionario, un progetto di lungo periodo in cui il sindaco continua a credere ciecamente. Ma proprio Accorinti, in questo frangente, intende far quadrato attorno all’attuale Gabinetto, smussando le tensioni movimentiste di alcune correnti interne: la pressione mediatica innescata da Udc e Pd sulla possibile fine anticipata della legislatura non è passata sottotraccia. Anzi, la minaccia viene ritenuta credibile e se il sindaco formalmente prova ad adottare una strategia offensiva di alto profilo mostrandosi spavaldo, in realtà il timore del game over circola nei corridoi del Comune.
L’inizio della campagna elettorale potrebbe infatti coincidere con un verdetto inaspettato della Corte dei Conti, chiamata ancora a pronunciarsi sulla fattibilità del Piano di Riequilibrio. I segnali di fumo dell’organo di controllo potrebbero, cioè, spostare una volta per tutte gli equilibri. Qualora la credibilità contabile di Signorino venisse a mancare, un pericoloso effetto domino dovrebbe sancire la fine dell’attuale esperienza amministrativa e il sindaco si troverebbe sprovvisto perfino della classica foglia di fico, costretto a confrontarsi nelle urne in un clima di crescente imbarazzo.
Da qui l’idea di spostare l’attenzione sin da ora su altre scommesse: l’ampliamento del porto di Tremestieri con l’ottenimento dei poteri speciali; il recupero dei fondi Pac persi (ma persi poi da chi?); l’operazione di rinnovamento dell’Atm; l’azzardo del secondo Palagiustizia e il varo del progetto Casa Nostra. Spunti utili per costruire un’immagine diversa della Giunta cittadina, un’immagine che dovrebbe raffigurare – nella volontà dell’establishment di Palazzo Zanca – l’impegno profuso da tutti gli uomini e le donne che hanno lavorato “dal basso” per la trasformazione.
Epperò, come detto, i dissidi non mancano: è inevitabile pensare alla freddezza di Cacciola, costretto ad inseguire Calogero Ferlisi per chiarire la posizione della Giunta dopo l’adesione di Ialacqua alla manifestazione degli antagonisti. Ed è inevitabile pensare, con vena critica, al guazzabuglio registrato nei servizi sociali dove, dopo due anni di governo, una delle figure centrali dell’Amministrazione, Nino Mantineo, ha abbandonato il ruolo con piglio polemico, offrendo la poltrona ad un’altra esperta nel settore, costretta adesso a raccapezzarsi in fretta e furia con dossier scottanti e personalità spigolose in seno al Dipartimento.
Insomma, i presagi non sono dei migliori, ma il ritmo politico dovrà registrare un cambio di passo della Giunta cittadina o il rischio di essere fagocitati dai partiti tradizionali diverrà concreto e, forse, ineluttabile.