Messina e Reggio: la latitanza delle istituzioni e quell’incapacità di fare lobbying

StrettoWeb

Michele Bisignano raccoglie le nostre provocazioni e parla, a spron battente, di aeroporto ed autorità portuale dello Stretto. Nel mirino le debolezze di due città che si concepiscono ancora come realtà distinte e distanti

Ha seguito il dibattito sull’Aeroporto dello Stretto con “naturale interesse“, anzi con “la passione di chi ha sempre creduto nell’opportunità di una seria e vasta cooperazione fra Messina e Reggio“. Opportunità: è un tema cardine che torna tante volte in questo colloquio con Michele Bisignano, già assessore a Palazzo dei Leoni e da tempo osservatore attento di ciò che accade fra Scilla e Cariddi. Bisignano ha letto i nostri rilievi sulla debolezza politica di due città che procedono in ordine sparso, che si muovono lentamente e secondo le esigenze del momento, preferendo la tattica alla strategia. E così è tornato a pungolare politici di destra e sinistra, sindaci scalzi e incravattati, sciorinando per i nostri lettori delle riflessioni ad ampio spettro sui vuoti istituzionali.

La cosa che più mi ha sorpreso è che nessuno, a Messina, abbia sentito l’esigenza d’intervenire sulla questione dell’Aeroporto” ammonisce da principio Bisignano. Che si scalda quasi subito, è passionale, e diventa un fiume in piena: “questo fa emergere il vero dato sullo sfondo, ossia l’immensa confusione di chi deve guidare la città. Fra Messina e Reggio manca una forte azione di lobbying territoriale, la capacità di mettere pressioni a chi prende scelte e decisioni. Ragioniamo secondo schemi vecchi di contrasto fra municipalità, mentre in Italia, in Europa, nella società globalizzata vincono quelle aree che sanno mettere in piedi delle partnership durature. Partnership che fanno emergere le specificità dei territori e che regalano un mare di opportunità a chi deve recuperare risorse“. Eccolo di nuovo quel termine-chiave, che a Messina come a Reggio ha un potenziale nascosto. “Si tende ancora a pensare che si tratti di una semplice conurbazione fra due Comuni, senza considerare il cambiamento epocale che il Legislatore ci ha offerto: l’istituzione delle Città Metropolitane mette in collegamento due provincie importanti, per cui difficilmente passerà un altro treno simile“.

Eppure, obiettiamo con malizia, fra Falcomatà e Accorinti si è creata una simpatia umana che ha fatto da apripista ad un confronto progettuale mai nato, fatta salva la pantomima dell’Unesco e quel viaggetto sulla nave a spese dei contribuenti. “Non serve il dibattito e la pianificazione – replica Bisignanoa meno che non si vogliano perdere altri anni. Partiamo dai contenuti. L’aeroporto è dello Stretto sì o no? E perché mai il rilancio di questo prezioso scalo deve gravare solo sulla Provincia di Reggio? Perché il Comune calabro, quello messinese, perché Palazzo dei Leoni non si attivano per evitare che un progetto simile si svilisca sino a perdere credibilità?“. Domande inevase che non rappresentano, ad oggi, l’unico nodo irrisolto. A Messina, negli ultimi mesi, abbiamo raccontato le storie degli “scippi” reali e immaginati: dalla Camera di Commercio, salvata in zona Cesarini, alla sede della Banca d’Italia, giù fino al Piemonte e ai presidi sanitari. “E c’è un altro punto che va sottolineato – aggiunge Bisignano – ed è quello che riguarda l’Autorità Portuale dello Stretto. Ecco, cerchiamo di vedere le cose nella giusta prospettiva, di collocare almeno idealmente l’aeroporto a fianco di questa realtà. Se si andasse decisi verso un potenziamento di enti e infrastrutture, procederemmo verso la creazione di realtà interregionali capaci di attrarre ben due bacini d’utenza. Attenzione: perché dalla Regione Calabria viene un invito a muoversi in questa direzione. Dovrebbe essere definita a breve l’approvazione della Conferenza permanente interregionale di coordinamento delle politiche relative all’Area dello Stretto. E cos’è questo se non un riconoscimento formale della valenza strategica del territorio?“.

Certo, aggiungiamo, finché c’è da creare un contenitore, di problemi reali non se ne vedono. Le criticità si scoprono due secondi dopo. E allora come si possono prevenire le difficoltà? Cosa possono fare, già domani, i sindaci impegnati sul territorio per non mandare in fumo queste possibilità di sviluppo? “Possono partire dalla base. Crediamo nello Stretto? Crediamo nel suo aeroporto? E allora si va a Roma, alla sede dell’Enac, e si chiede una concessione trentennale per lo scalo. Altrimenti come dovrebbero arrivare gli investimenti del caso? Come si potrebbe realizzare un piano industriale senza una vision di lungo periodo? Come si potranno realizzare le infrastrutture di collegamento. Questo è un altro punto centrale che denota la latitanza delle istituzioni: come mai non si è pensato di potenziare i collegamenti veloci fra Messina, le Eolie e l’aeroporto? C’è qualcuno che guarda ai flussi turistici in questo benedetto territorio?“.

Già. In fondo non si tratta di proiettarsi in un mondo immaginifico, ma di vedere gli esempi sul campo: da Comiso a Catania si ragiona così. Ma Messina, si sa, ha priorità strategiche diverse. Preferisce discutere di tende e bivacchi. Per risolvere i problemi c’è sempre tempo…

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