A Giardini Naxos, Capo Alì e Taormina è andata peggio, ma questa non dovrebbe essere una consolazione. I tombini intasati ed il tram fuori uso, i quartieri allagati e gli alberi caduti testimoniano che qualcosa non va per il verso giusto. Su questo la politica è chiamata a riflettere
Pensiamo alle linee del tram fuori uso a causa della massa d’acqua che copriva le rotaie, pensiamo ai tombini intasati che hanno impedito lo smaltimento delle acque piovane, trasformando lo Stretto in una Venezia con affaccio sul Mediterraneo. Sarebbe bastata la manutenzione ordinaria per evitare simili fastidi, ma gli interventi di routine non sono la forza della nostra città, tantomeno della nostra isola laddove – di emergenza in emergenza – si aspetta la stagione autunnale e la sua dote politica, gli annessi riconoscimenti dello stato di calamità.
Il lungolago di Ganzirri ieri era irriconoscibile, sfigurato dall’acqua caduta e capace di mettere a repentaglio la vita degli sfortunati automobilisti. Non basta un codice rosso lanciato anzitempo per mettere a tacere i dubbi sulle capacità tecnico-amministrative delle istituzioni preposte. Il torrente Trapani, la zona di Sperone e poi ancora Rodia e Minissale, dove un albero è venuto giù su una macchina parcheggiata (fenomeno che si ripete puntuale anche quando non imperversa il maltempo): sono brutte pagine che dimostrano un deficit di sicurezza. Su questo la politica potrebbe e dovrebbe interrogarsi, anziché difendere in vano una combriccola di campeggiatori abusivi disposta a menare qualche vigile quale pedaggio ideologico della propria pseudo-resistenza.