L’assessore Ialacqua stamane ha partecipato alla manifestazione di “complicità e solidarietà” verso i due esponenti del collettivo arrestati dalle forze dell’ordine. Eppure la Giunta, per un’aggressione a Ferlisi, si era costituita parte civile…
Qual è la differenza fra le due aggressioni? Perché i tiratori che versarono acqua sul capo di Ferlisi compirono “un gesto ignobile”, mentre quelli del Pinelli – che tecnicamente hanno mandato in ospedale un agente – non ricevono neppure un parola di biasimo? Delle due l’una: o Accorinti non crede agli uomini della Municipale, e quindi deve muoversi per accertare quanto avvenuto comunicando il suo punto di vista alla città; o il sindaco ha un conflitto d’interesse, avendo racimolato in quell’area consensi e voti e avendo condiviso con quegli stessi “compagni” anni e anni di battaglie. Il dovere della trasparenza non comporta anche quello dell’onestà intellettuale? Una domanda che giriamo al primo cittadino.
Nota a margine. Il movimento Cambiamo Messina dal Basso ha adottato una posizione di maggior coerenza, denunciando non i pinellini ma Piero Adamo e la Polizia. “L’idea bigotta e gretta di eliminare un fenomeno nascondendone i sintomi, addirittura di ridurre il tutto a una questione di ‘decoro urbano’, invocando con prepotenza e presunzione un TSO per togliere alla vista la complessità dolorosa della miseria, rivela quanto sia insito in certa subcultura il disvalore della differenza economica, che spinge ad esercitare la propria visione di ordine in base al grado di potere offerto dalla classe sociale di appartenenza” recita un comunicato. Da qui alla condanna dei vigili il passo è breve: “in questi mesi a Messina si sono susseguite diverse aggressioni ai danni di vigili, funzionari del comune, persino, del sindaco e di alcuni assessori e pur tuttavia, in nessun caso come in questo, abbiamo riscontrato un’eguale prontezza da parte delle forze dell’ordine nel prendere misure tanto dure e ciò ci induce a ritenere che sia diffusa una sorta di ipersensibilità selettiva nei confronti di determinate proteste, dove il tema del rapporto fra individuo e potere scopre i punti nevralgici di un sistema sociale indebolito nei suoi stessi meccanismi di legittimazione e che, proprio per questo, affida alla repressione le sue sempre più labili possibilità di sopravvivenza“.