Michele Bisignano, ex assessore di Palazzo dei Leoni, torna su un tema di scottante attualità e spiega le potenzialità inespresse di un progetto valido per tutto il territorio provinciale. I piani di sviluppo rischiano di cedere il passo alle solite appartenenze politiche. Così si brucia un patrimonio
Tale configurazione, che ha importanti risvolti economici e sociali, codificata anche dal nuovo distretto territoriale della Sicilia-sudorientale, vede in particolare un’area vasta comprendente le province di Catania, Ragusa e Siracusa, alle quali si vanno aggiungendo parti importanti della provincia di Caltanissetta, con la totale esclusione e marginalizzazione del territorio messinese. La legge, dunque, con il riconoscimento di città metropolitana ci riconsegna una prospettiva di sviluppo strategico che deve essere fondato ineludibilmente sulla unitarietà del nostro territorio provinciale. Territorio che vede una popolazione di 650mila abitanti, di cui circa 250mila nella città di Messina e 400mila negli altri Comuni, che presenta un tessuto articolato con diverse vocazioni e che, quindi, necessita di una governance plurale, che svolga soprattutto il ruolo di armonizzatore degli interessi per quella che può essere definita non solo città ma provincia metropolitana.
Ciò perché il nuovo ente di area vasta, che va a sostituire, o meglio, a sovrapporsi alle vecchie province regionali assorbe non solo le loro ma nuove funzioni strategiche, che andranno a caratterizzarlo come soggetto promotore di sviluppo e coesione territoriale. Per cui qualsiasi tipo di ragionamento legato alla nuova governance del territorio di area vasta va correlato a questo assioma fondamentale e può concretizzarsi se si sanno cogliere al meglio le opportunità presenti nella programmazione 2014-2020 per i fondi strutturali comunitari. Per inciso, questa nuova governance, a differenza del passato, non sarà espressione di una forma di democrazia indiretta dei cittadini ma di una forma di democrazia indiretta dei territori, con il sistema elettorale di secondo grado che vedrà come elettori i sindaci, i consiglieri comunali dei 108 comuni e i presidenti di quartiere.
Un progetto che comunque non può essere autoreferenziale ma, così come previsto dalla stessa legge regionale, deve prefigurare sinergie e raccordi con l’altra area – città metropolitana limitrofa di Reggio Calabria per promuovere la realizzazione, in una fase successiva, di quell’area vasta interregionale dello Stretto costituita da due territori con più di un milione di abitanti e con un importante sistema infrastrutturale ancora non adeguatamente utilizzato.
A meno che, con il rinvio delle elezioni già indette, non si voglia far proseguire nelle ex province (che, è bene dirlo, non sono state affatto abolite) gestioni monocratiche che durano già da quasi due anni e mezzo e che, al di là delle valenze personali, concentrando i poteri di rappresentante legale dell’ente, di giunta e di consiglio in un solo soggetto, senza alcun controllo democratico, costituiscono un vulnus per qualsiasi forma di democrazia diretta e indiretta”.
* Michele Bisignano, già assessore all’Area metropolitana e alla Pianificazione strategica della Provincia di Regionale di Messina