Il primo cittadino prende posizione in merito al guazzabuglio di Piazza Pugliatti. Mentre un suo assessore sfila nel corteo che esprime solidarietà all’indirizzo dei due attivisti arrestati, Accorinti riconosce l’importanza del tema sollevato. E scatta la polemica
La disobbedienza regna sovrana a Palazzo Zanca. Renato Accorinti si è pronunciato sull’arresto dei due attivisti del collettivo Pinelli, eseguiti dalle forze dell’ordine per un’aggressione perpetrata ai danni degli agenti della Municipale, e, pur condannando la violenza contro i vigili urbani, ha parlato di una forma di protesta legittima, “utile a riportare l’attenzione su un tema importantissimo come quello del trattamento sanitario obbligatorio“.
Il sindaco, dimenticando il valore di quella fascia tricolore che lo obbliga al rispetto delle leggi, ha ammesso di condividere le ragioni dei manifestanti. “Certo va rispettato anche il decoro dei luoghi ma senza la puzza sotto il naso” ha aggiunto con piglio polemico. Insomma, un supporto esplicito alle ragioni della lotta di chi “pretende“, come negli anni ’70, la scarcerazione dei “compagni”.
Immediatamente sono scattate le reazioni del mondo della politica. Vento dello Stretto, la realtà da cui era partita la denuncia originaria per la tenda montata a Piazza Pugliatti, ha accolto con gelo le dichiarazioni del sindaco. Ferdinando Croce, con una nota indirizzata agli organi di stampa, ha rotto il silenzio di questi giorni e ha osservato amaramente: “Renato Accorinti getta definitivamente la maschera, e rinuncia al ruolo – determinante per la sua vittoria elettorale – di pacificatore intergenerazionale, interclassista e ‘trasversale’, tradendo la promessa, che aveva rivolto a tutti i messinesi, in base alla quale questo ruolo avrebbe caratterizzato l’intero suo mandato amministrativo. Renato torna infatti a schierarsi ufficialmente dalla parte della frangia più radicale dei suoi sostenitori, così probabilmente determinando il ricompattamento di tutto il fronte accorintiano, e tuttavia al tempo stesso perdendo irreparabilmente il sostegno di tante, tantissime energie cittadine che lo avevano entusiasticamente sostenuto. In definitiva – conclude Croce – Renato torna ad essere espressione di una minoranza”.
Sulla stessa lunghezza d’onda naviga il Pdr, che ha affidato le riflessioni del caso al proprio portavoce, Salvo Versaci. Evidenziando la confusione che intercorre fra ruolo istituzionale e pulsione barricadiera, questi ha tentato di riportare la cronaca al centro del dibattito: “Non abbiamo assistito ad alcuna resistenza passiva da parte di coloro che hanno reagito con la violenza alla naturale richiesta di ripristinare la dignità di luoghi che appartengono alla Collettività e, secondo un elementare principio di convivenza civile, vanno tutelati per il godimento comune e non per il soddisfacimento dei bisogni di pochi. La nostra libertà ha come sacro limite la libertà altrui“. Un discorso che non fa premio dalle parti di Palazzo Zanca, se è vero che all’indomani dell’aggressione a Ferlisi il primo cittadino dichiarò che il Comune si sarebbe costituito parte civile, mentre oggi si limita a professare una litania innocentista.
Anche il mondo sindacale si è mobilitato. La Cisl, nella persona di Piero Allegra, già membro del Coordinamento Polizia Municipale della sigla di viale Europa, si è espresso molto duramente sulla vicenda. Con una nota scritta d’intesa con Pancrazio Puglia e Antonio Caputo, si è segnalata al Prefetto la delegittimazione del Corpo perpetrata dal primo cittadino e dall’assessore Ialacqua e l’effetto diseducativo di simili esternazioni, specie in una città dove si fa fatica ad imporre il rispetto delle regole. Nella nota si legge come “già fosse inaccettabile l’iniziale silenzio del Sindaco, dell’Assessore alla Polizia Municipale e di tutta la Giunta Comunale rispetto ai recenti fatti di cronaca per i quali alcuni dei consapevoli attori si sono resi protagonisti di attività penalmente rilevanti. Ma i due Amministratori, oggi, oltre ad evidenziare paradossalmente l’inopportunità dell’intervento a salvaguardia del decoro cittadino, hanno messo in dubbio che l’Ispettore di Polizia Municipale coinvolto abbia subito lesioni, refertate dal Pronto Soccorso, con una prognosi di 7 giorni, derivanti dalla resistenza ‘poco passiva’ di una attivista”.
Il Coordinamento della Polizia Municipale della Cisl Funzione Pubblica chiede al Comandante, al Consiglio Comunale e a tutti coloro che rappresentano le Istituzioni cittadine di prendere posizioni in merito, bilanciando in parte quella che è definita “l’anomala solidarietà” che il Sindaco e la Giunta hanno inteso invece destinare a chi invece persevera a commettere reati.
“Ritengo – dichiara Calogero Emanuele, segretario generale della Cisl Funzione Pubblica di Messina – che, congiuntamente a tutte le Organizzazioni e Rappresentanze Sindacali, vadano assunte le giuste iniziative per evidenziare il paradossale comportamento degli Amministratori che, con le loro dichiarazioni, hanno mortificato Pubblici Ufficiali nell’esercizio delle proprie funzioni”.
Segue uno spartito in parte diverso l’Acli, che invita a “definire e leggere il termine solidarietà declinato dal punto di vista sociale e politico” in città, fatta salva la solidarietà all’agente colpito. Il problema, pertanto, sarebbe nel non concedere all’area antagonista la possibilità di radicalizzare le posizioni su un disagio reale e tangibile. . E su questo aspetto, forse, l’Amministrazione dovrebbe fare autocritica. Così torniamo a Piero Adamo, alla necessità di sollecitare i servizi sociali, alla casella zero di questa mesta vicenda.