Noi, Calabresi veri, siamo quelli che nel vedere un maialino nella stalla, non vediamo un cucciolo di animale buffo e tenero ma, già salsicce succulenti, capicolli, nduje e soppressate dalla lacrima rossa, appese al tetto della “pinnata” per le cure invernali che, trasformeranno un prodotto originale e inalterato da conservanti chimici e tossici, nel cibo per eccellenza del Calabrese (Tutto con buona pace della Brambilla. Si rassegnasse pure lei!). Appese proprio sulla testa, di quei ragazzi che organizzano non cene ma “mangiate” a base di prodotti tipici della nostra terra e fatte a mano dalle loro madri e dalle loro nonne. Non come i vostri ragazzi abituati a mangiare quelle porcherie di wurstel fatti solo di insaporitori e chissà quale altra immonda schifezza dentro.
C’è differenza tra noi e voi. Di storia innanzitutto e di tavola. Carissimi signori dell’OMS, sappiate che potete dirne di tutti i colori ma il calabrese ha la misura e la conoscenza per tutelare la sua salute da sola. Non servono esperti dopo secoli di tradizione gastronomica come la nostra. Visto che l’OMS è l’organizzazione mondiale della sanità, vi propongo di dedicarvi maggiormente al controllo dei veleni interrati da politici corrotti e mafiosi, nelle nostre terre! Si muore di tumore si, ma non per la trasformazione di carni con procedimento naturale!
I vermi ve li lasciamo volentieri a voi che, in Calabria, di fame, non si muore. Anzi, dopo una bella mangiata a base di roba GENUINA, un bel caffè e ammazza caffè, non ce lo toglie nessuno.
A saluti i cui ndi voli mali!
Mariella Epifanio