Le tradizioni legate alla Calabria, al Mediterraneo, allo Stretto di Messina, costituiscono la storia della nostra terra, una storia a cui fortunatamente tengono ancora i giovani. Tra gli antichi “rituali”, vi è la pesca del pesce spada
Ed è la tradizione che “guida” tutt’oggi la nostra terra: nonostante il passare del tempo, infatti, la Calabria, così come la Sicilia, vuole restare legata alle sue origini, alla tradizione per l’appunto, vista come “tesoriera” di storie, sapori, vissuti.
Lo Stretto di Messina, poi, “contiene” tra le più antiche storie di tutti i tempi: dalla mitologia, alla storia, alle leggende. E se i mostri Scilla e Cariddi, che tanto decantava Omero, sono divenuti “simbolo” di quei luoghi, anche le antiche tradizioni legate al mare non sono di meno.
E se di antiche tradizioni si parla, non si può non soffermarsi sulle ricchezze di cui è colmo il Mediterraneo, il nostro mare. Il pesce spada è un pesce che simboleggia a pieno queste acque miti, anche per l“antico” rituale, perché di “rituale” si tratta, che riguarda la sua pesca.
Lo Stretto, com’è noto, è zona di passaggio di grandi migratori a periodicità regolare: il pesce spada veniva chiamato dai vecchi pescatori “il gladiatore dei mari”. Per quanto riguarda la Calabria, la storia ci racconta che per avvistare questo maestoso pesce vi erano veri e propri appostamenti sia su terra che su mare, distribuiti lungo la fascia tirrenica (Scilla, Bagnara, Cannitello, Palmi).
A Scilla e a Chianalea gli avvistatori stanziavano per ore sui promontori e sulla rupe del castello Ruffo, dando segnali con la voce e muovendo una bandiera bianca a seconda della direzione che prendeva il pesce in mare, così da aiutare ancora meglio i pescatori.
Per issare a bordo il pesce spada, una volta catturato, servivano un paio di uncini ed una corda; l’armamento era costituito anche da due “cannistri”, vari tipi di coltelli, e il cosiddetto “bumbulu” per conservare l’acqua utile ai marinai per rinfrescarsi. Il pescatore programma tutt’oggi di colpire per prima la femmina del pesce spada, conoscendo bene il comportamento del maschio, che tende a seguirla e a proteggerla.
Come si evince, si credeva molto al malocchio: anche i colori dell’imbarcazione, nero, verde e rosso, erano scelti come forma di scongiura.
L’esistenza del “luntre” è attestata già a partire dal XV secolo, anche se negli anni l’imbarcazione ha subito varie modifiche, sia dal punto di vista strutturale che di equipaggio; modifiche che l’hanno poi portata a scomparire intorno al 1952. Alcuni anni dopo, infatti, subentrerà il motore, che insieme alla passerella verrà adattato al “buzzettu”, un’imbarcazione più pesante, lunga 8 metri, larga 2,10 ed alta 1,10, con un albero più grande e pilotata per mezzo di un timone.
Tutte queste caratteristiche della pesca al pesce spada, così come altre legate al nostro mare, sono perfettamente descritte in un video realizzato dai ragazzi dell’Istituto Tecnico statale “Raffaele Piria” di Reggio Calabria. Tale filmato, proiettato a Palazzo San Giorgio non molti giorni fa in occasione della conferenza stampa di presentazione del protocollo d’intesa tra l’Amministrazione comunale e il Club di Territorio di Reggio del Touring Club Italiano, fa riflettere, capire, dando la spinta a ricordare e trasmettere le nostre antiche tradizioni.
“Vieni da noi: ti portiamo al mare!” è il titolo del video, finalista della sezione “Vieni da noi” del festival del turismo scolastico “CLASSE TURISTICA” organizzato proprio dal Touring Club Italiano in collaborazione con il Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca, la cui fase finale si svolgerà dal 15 al 17 ottobre a Bari.
“Foto di repertorio”