Il primo cittadino si è recato nel comune toscano per discutere il valore della nonviolenza. Un confronto anacronistico mentre sullo Stretto smantellano la sanità pubblica
L’Ospedale Piemonte rischia di chiudere. E l’espressione “rischia” suona fin troppo eufemistica. La data è già stata fissata, i reparti che dovranno sbaraccare sono stati individuati, le sorti dei pazienti ricoverati decise. Perfino Giufà, in un simile contesto, capirebbe che qualcuno deve intervenire. E quel qualcuno, da che mondo è mondo quando si tratta di affari pubblici, è chi esercita compiti di rappresentanza.
Renato Accorinti ha perorato l’ipotesi dell’accorpamento col Centro Neurolesi Bonino-Pulejo, auspicando l’adozione all’Ars del ddl presentato da Picciolo e Formica. Essendo la massima autorità sanitaria cittadina, innanzi allo stravolgimento delle sicurezze aleatorie offerte dall’assessore Gucciardi, uno si aspetterebbe che il sindaco barricadiero montasse su tutte le furie. Un’occupazione del Campanile del Duomo, una mobilitazione di Palazzo Zanca pur di fermare gli scippi. Nulla di tutto ciò. Accorinti stamane è a Firenze per la ricorrenza della nascita di Gandhi, dichiarata dalle Nazioni Unite “Giornata Internazionale per la Pace”.
La retorica del bene comune viene smascherata ed offerta in sacrificio sull’altare della vanità dell’uomo. Contano le figurine, gli specchietti per le allodole, le sceneggiate pubbliche con le bandiere arcobaleno: ciò che porta uno sterile consenso e non tutela, neanche alla lontana, la salute della collettività. Ci resta la nonviolenza, per l’amministrazione si vedrà.