È scomparso Mitch Mitchell, l’ultimo della Jimi Hendrix Experience

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Nuovo e doloroso lutto nella storia della musica: è scomparso Mitch Mitchell, glorioso batterista della Jimi Hendrix Experience

“Chi muore giovane è caro agli dei”, recita Leopardi su pensieri d’omerica memoria. Mitch Mitchell, batterista divenuto celebre per la sua presenza all’interno della Jimi Hendrix Experience, tanto giovane non era, ma non si può dire neppure che fosse vecchio. È stato rinvenuto senza vita nella sua stanza d’albergo nell’Oregon, dove si stava concedendo un momento di riposo dopo il tour con la sua band. Si dice che la morte sia avvenuta per cause accidentali, ma non è detta l’ultima parola sino a quando non giungeranno i risultati dell’autopsia (cosa assolutamente necessaria, dopo le morti avvolte nel mistero degli altri due componenti della band, specialmente di Jimi).  La vita di MItch è stata segnata imprescindibilmente dall’attività svolta tra il 1966 e il 1968 con la Jimi Hendrix Experience, band dal forte concentrato di tritolo creata appositamente per l’arrivo nel Regno Unito di Jimi Hendrix, mago della chitarra statunitense trapiantato a Londra da Chas Chandler, bassista degli Animals.

Così, scelti Noel Redding, dalla chitarra al basso, e Mitch Mitchell alla batteria, parte la Jimi Hendrix Experience: nel giro di pochissimo tempo la formazione spopolerà in maniera del tutto esagerata. In tre anni di attività, altrettanti sono gli album che vedono la luce: “Are You Experienced?”, “Axis: Bold As Love” e l’onirico doppio “Electric Ladyland”. Tanti i brani che hanno emozionato e continuano ancora oggi ad eccitare le orecchie degli ascoltatori: Foxy Lady, Fire, Manic Depression, Hey Joe e la carichissima versione di All along the watchtower di Bob Dylan. Insomma, in questa attività durata quasi 1500 giorni, il trio, nonostante le difficoltà presenti ab origine e i dissapori formatisi in seguito, ha saputo costituire un tassello molto sostanzioso della storia del Rock, in un momento di universale cambiamento. E forse proprio adesso, tempo di giorni critici in cui il terrore e il potere la fanno da padroni, dovrebbe risuonare ancora più forte quel monito, quella speranza che non morirà mai, ma che gravi colpi sta ricusando, rinvigorita e fortificata dalle parole di Hendrix, la cui intensa esistenza troppo velocemente si è esaurita: “when the power of love overcomes the love of power, the world will know peace”.

Per ciò che concerne il “vecchio” Mitch, che oggi piangiamo, possiamo dire che lo ricorderemo sempre, ogni qual volta i peli delle nostre braccia si drizzeranno all’udire delle poderose rullate di Fire. E chissà se oggi, ritrovatisi tutti nell’aldilà, immemori delle discordie che in terra sono intercorse fra loro, stiano suonando qualcuna delle loro rivoluzionarie trovate musicali, ridendo delle coincidenze del caso, come quella che volle che due dei membri di questa strampalata e perforante formazione salutassero entrambi la vita in una camera d’albergo.

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