Messina, Corsi d’Oro: i collaboratori di Genovese mettono nei guai l’ex sindaco

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Lamacchia e Cannavò non si sono avvalsi della facoltà di non rispondere: hanno parlato e hanno fornito importanti elementi al pubblico ministero

Foto Francesco Saya/LaPresse

La linea difensiva dell’onorevole Francantonio Genovese deve fare i conti con le defezioni di due storici collaboratori: si tratta di Salvatore Lamacchia e Cettina Cannavò. Anziché avvalersi della facoltà di non rispondere, sulla falsariga della condotta adottata dagli altri imputati, i due hanno deciso di parlare, di replicare alle domande di Sebastiano Ardita. Il primo ha confermato la testimonianza di Ludovico Alber, dirigente regionale dell’assessorato alla Formazione che ha accusato l’ex sindaco d averlo apertamente minacciato dopo il rifiuto istituzionale di attribuire risorse a Trading. Più incisive ancora sono state le parole della tuttofare di Genovese, segretaria parlamentare per molti anni e presidente della Lumen. “Ho capito come stavano le cose quando mi hanno arrestato” ha detto Cannavò, che avrebbe fatto da prestanome per alcune operazioni prendendo mensilmente appena 1.500 euro. Le lacrime sgorgate in aula non hanno bloccato la sua deposizione, che ha offerto altri spunti alle tesi dell’accusa: la Lumen non aveva mai avuto autonomia gestionale e perfino la Caleservice era una società fittizia, un guscio vuoto privo di personale per effettuare consulenze presso terzi. Ogni operazione veniva decisa e concordata negli uffici della segreteria politica del parlamentare e non nella sede dell’azienda.

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