I vertici dell’Amam crocifiggono il sindaco di Calatabiano per partito preso. Dopo la replica, la partecipata tace. Ma fingere che non sia successo nulla è a dir poco vergognoso
Questo antefatto è utile per capire quanto la situazione di Calatabiano stia diventando tremendamente seria, al netto della calma predicata da Roma a Palermo: in Italia, nel cuore dell’Europa mediterranea, c’è una città da 250mila abitanti cui manca l’acqua da 19 giorni. E’ allora indispensabile ricostruire la pantomima di ieri alla luce di una lettura più ampia dei fatti.
Nella prima mattinata di martedì si è diffuso un rumor, un’indiscrezione: il sindaco di Calatabiano avrebbe arrestato i lavori concordati dalla Protezione Civile e dal commissario all’emergenza. Giuseppe Intelisano, secondo le voci raccolte dal Comune etneo, avrebbe firmato un’ordinanza restrittiva: in assenza del Piano di Sicurezza, la Giunta del paese interessato dallo smottamento si è detta indisponibile a cedere il passo innanzi al pressapochismo dell’Amam.
Fosse rimasta una storiella circoscritta, smentita dopo poche ore, non sarebbe accaduto nulla di grave. Invece le conferme indirette arrivano proprio dai vertici della partecipata messinese, dove il presidente – Leonardo Termini – più arrabbiato che allibito, tuona contro il primo cittadino del catanese e rileva l’assurdità del caso: c’è un progetto del Governo che viene arrestato per l’opposizione preconcetta di un sindaco, in barba alle esigenze di uno stato d’emergenza riconosciuto direttamente dal Consiglio dei Ministri. Una situazione scandalosa di cui l’Amam non può considerarsi responsabile. Naturalmente Termini dribbla le accuse: sul perché il Piano di Sicurezza non ci fosse, sul perché in loco – a difendere l’onorabilità aziendale – non fossero presenti i vertici della società, su tutti questi rilievi Termini non dice nulla. Indica il colpevole, lo prende di mira e lo addita al pubblico ludibrio.
A questo punto si interrompono le comunicazioni: l’Amam non rilascia alcuna dichiarazione, il sindaco etneo – ovviamente offeso – non ritiene di dover aggiungere altro. Interviene, a margine, il commissario delegato Calogero Foti. Questi spiega, con una scrollatina di spalle, che i lavori sono iniziati e il cronoprogramma è stato rispettato puntualmente: il sindaco di Calatabiano, dunque, non si è minimamente opposto all’esecuzione degli stessi e la polemica non ha ragione d’esistere.
Usiamo per un attimo l’immaginazione: i lavori a Calatabiano iniziano in mattinata e, inspiegabilmente, il presidente dell’Amam ritiene che la sua presenza a Messina sia più utile. Valutazione discutibile? Forse, ma non perdiamo il punto. Qualcuno entra nel suo studio, lo contatta telefonicamente o gli manda un segnale di fumo: gli viene detto che c’è un problema alle pendici dell’Etna, che quella gran “camorria” d’Intelisano ha bloccato i lavori. Ragion vuole che il presidente dell’Amam prenda il cellulare o un maledetto telefono fisso, componga il numero e chieda spiegazioni. Questo invece non avviene, altrimenti il cortocircuito comunicativo sarebbe rientrato in men che non si dica, attestata l’infondatezza dell’indiscrezione. Termini, in compenso, sollecitato da abili colleghi, tuona contro il sindaco zelante, lo accusa implicitamente di ostruzionismo strumentale e lancia strali a destra e manca. Parla, cioè, senza aver contezza dei fatti, come potrebbe fare l’uomo della strada o il cittadino in fila alle poste.
E’ normale tutto questo? In che mani è l’Azienda Meridionale Acque Messina? In che mani sono i contribuenti assetati da 19 giorni? Il sindaco Accorinti non sente l’esigenza di far chiarezza? E cos’altro aspetta la magistratura prima di appurare le responsabilità penali legate all’interruzione di pubblico servizio?