Messina, Gettonopoli è la punta dell’iceberg: fra impostori e incompetenti la città affonda. Il VIDEO dell’inchiesta

StrettoWeb

Venti giorni di siccità e ci troviamo ad affrontare nuovi scandali giudiziari. La domanda è sempre la stessa: ma questi chi ce li ha mandati?

Io voglio questa cazzo d’indennità! A me di fare le commissioni non me ne fotte niente, io voglio l’indennità“. E’ una delle tante intercettazioni raccolte dalla Digos e diffuse stamane, a conclusione dell’inchiesta sullo “scandalo Gettonopoli” che ha investito Palazzo Zanca. Un’inchiesta che sembra mettere in luce le cattive maniere della classe dirigente, ma che va letta nel quadro più ampio della nostra realtà cittadina. Perché il procuratore aggiunto Vincenzo Barbaro, coadiuvato dal sostituto Diego Capece Minutolo, ha toccato un nervo scoperto del nostro sistema, mostrando ancora una volta l’inaffidabilità di chi ci deve amministrare.

Piano con le generalizzazioni: è vero, le autorità inquirenti hanno raccolto una gran quantità di materiale, hanno vagliato bene le immagini – che Strettoweb vi offre nella sezione video – e soltanto dopo si sono mosse con le accuse. Però il processo è di là da venire e mettere tutti in un unico calderone sarebbe un azzardo: le responsabilità penali saranno appurate a livello individuale nelle aule competenti, qui affrontiamo solo il nodo politico della vicenda.

Foto Francesco Saya/LaPresse

Nell’arco degli ultimi giorni Messina è stata travolta da un ciclone giudiziario: lo abbiamo riportato, in un piccolo mosaico, sulle colonne di questa testata. Da un lato traballa la linea difensiva di Francantonio Genovese, dall’altro – causa finanza derivata e danno erariale per le casse del Comune – l’ex sindaco Buzzanca viene di nuovo indagato dalla Procura. Basta così? Assolutamente no, perché mentre un fascicolo viene aperto per capire se esistano o meno responsabilità penali in relazione alla crisi idrica che attanaglia la città da 20 giorni, per altro verso parte del vecchio establishment di MessinAmbiente passa sotto le forche caudine delle misure cautelari.

Ce n’è per tutti, poteva mancare all’appello la famelica voracità predatoria dei questuanti della politica? Ovviamente no. E così, in meno di 24 ore, siamo costretti a raccontarvi un altro  scandalo, l’ennesimo dossier ributtante che mina la credibilità delle istituzioni democratiche a cui, nel bene e nel male, demandiamo il compito di governare la nostra società.

Foto Marco Alpozzi/LaPresse

Renato Accorinti stavolta lo ha detto bene e senza giri di parole: non è un bel biglietto da visita per Messina. Le persone – in piazza o nelle strade, per le scuole o negli uffici – vedono mortificate le proprie aspirazioni, frustrato qualsiasi input alla partecipazione, e tutto questo per una manciata di euro in più da mettere in saccoccia a fine mese. E’ questo l’aspetto probabilmente più increscioso dell’intera vicenda: l’aver barattato la propria immagine pubblica per un pugno di spiccioli, come dei ladri di polli qualsiasi. L’aver abiurato la propria mission istituzionale con una condotta tanto proterva quanto spensierata, ove la noncuranza nei confronti della cosa pubblica rischia di diventare la cifra di fondo del confronto.

E così il messinese medio assiste impotentemente a questo siparietto raccapricciante, chiamato a vivere in una città dove l’alternanza non è fra destra e sinistra, fra riformisti e conservatori, ma fra indagati e incompetenti, fra persone chiamate a rispondere penalmente della loro condotta e persone irresponsabili che non si curano degli effetti delle loro scelte. Un paradosso che relega la tredicesima città d’Italia a confidare nella Protezione Civile per avere un maledetto approvvigionamento idrico, sperando che il Governo regionale sia clemente (sic) e ci indichi una discarica in cui conferire i nostri rifiuti.

Occhio però a non autoassolversi: perché pensare che chi è finito sotto inchiesta sia un marziano, anni luce distante da noi, o credere che il sindaco si sia rimbecillito salendo al potere è un errore ancor più grossolano, che può essere dettato dall’autoindulgenza o dalla cattiva fede. Chi oggi governa questa città è stato scelto dai messinesi con cura, sia che sieda fra i banchi del governo sia che indossi i panni dell’opposizione. Dire che il problema sono gli altri vuol dire riporre fede in un intervento esterno per la risoluzione dei nostri mali: né Palazzo Chigi né la magistratura porteranno Messina fuori dal dissesto. Iniziamo a prenderne atto, valutando seriamente come salvare la città.

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