Domani, la riapertura del Castello Aragonese. Dopo anni, infatti, i visitatori potranno ritornare a calpestare i locali dell’antica fortezza cittadina, soggetta, nei secoli, a diversi interventi di restauro e a demolizioni
Più avanti, sotto il dominio dei Normanni, venne costruita una torre fortezza appoggiata alle mura della città; la motivazione era principalmente sempre di carattere difensivo. Il Castello vero e proprio, invece, si fa risalire all’età sveva, considerato che la sua struttura richiama l’architettura militare dell’epoca. Purtroppo, non esiste alcuna traccia che documenti come era in origine e quando fu costruito; si crede, come stiamo ricostruendo, che venne ampliato e restaurato dai vari sovrani che si susseguirono in città.
Uno di questi restauri risale alla metà del ‘300, sotto il regno di Giovanna I; nel 1458-59, poi, Ferdinando d’Aragona fece fortificare diversi punti del regno, ed aggiunse al Castello le due torri merlate ancora oggi esistenti.
Altri restauri si susseguirono nel corso del XVI e del XVII secolo, anni in cui si ricordano le incursioni dei Saraceni. Ma una tremenda minaccia per Reggio furono senza dubbio i Turchi: nel Castello, che poteva contenere circa mille persone, vi si rifugiavano i reggini. L’ampliamento della struttura si deve al vicerè di Toledo, don Pietro. Nel 1543 il Castello fu espugnato dai Turchi, che fecero prigionieri i suoi difensori e molti cittadini.
Durante la guerra tra Spagna e Francia, Reggio Calabria fu dichiarata piazza d’armi, così al Castello si aggiunsero nuove opere esterne. Da qui in avanti i lavori di restauro subirono una battuta d’arresto, fino al 1712, quando Carlo III di Borbone adattò l’interno a caserma e ripristinò il fossato. Proprio sotto Carlo III, la città conobbe un lungo periodo di pace.
All’interno delle possenti mura del Castello vi si rifugiò, nel 1847, anche il Principe generale Jaci. Dopo il 1848, continuarono i lavori: uno degli interventi si rifà all’edificazione di una caserma per 500 uomini.
All’interno del Castello Aragonese, a partire dal primo dopoguerra fino al 1986, vi era l’Osservatorio Nazionale di Geofisica, dotato di un centro sismico e di uno meteorologico.
Poi, la chiusura per diversi lavori di restauro. E la storia arriva ai giorni nostri.
CURIOSITA’:
– Durante la demolizione delle torri settentrionali, si ritrovarono delle monete, poi disperse. Molti bronzi rinvenuti risalirebbero all’epoca agatoclea, alla fine del IV sec. A.C.. Tali esemplari, ritrovati anche nella fortezza di San Niceto in comune di Motta San Giovanni, pongono agli esperti degli interrogativi sull’epoca più antica della fortezza.
– Giovanna I decise di fortificare il Castello e le mura della città di Reggio per i suoi intrighi: i suoi amori scatenarono le vendette di Luigi, re d’Ungheria, e di Carlo di Durazzo della Pace, rimasto deluso dalla regina.
– L’uffiziale Diego Spanò fu creduto autore dell’omicidio del generale Pinelli: per questo, dopo un tentativo di fuga nelle acque dello Stretto, fu catturato e rinchiuso in un sotterraneo del Castello, legato alla gola con un collare di ferro. Solo dopo si scoprì il vero assassino e furono liberati gli altri detenuti: ad uccidere il generale Pinelli fu Francesco Trapani, che confessò il suo reato.