Reggio, Porto di Gioia Tauro. L’appello di Confindustria: “che la politica dimostri di tenerci” [FOTO e VIDEO]

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Stamane, conferenza stampa presso la sede di Confindustria di Reggio Calabria, per discutere sull’attuale situazione in cui versa il Porto di Gioia Tauro. Un caldo appello arriva dal presidente Andrea Cuzzocrea e dall’intero direttivo

confindustria reggio su porto gioia tauro  (3)“Salvaguardiamo le cose che abbiamo”: è questo il pensiero fondante del presidente di Confindustria Reggio Calabria, Andrea Cuzzocrea, intervenuto stamane sull’attuale situazione del Porto di Gioia Tauro.

Ad affiancarlo, Gualtiero Tarantino, componente di Confindustria, nonché delegato per il Porto, e Valerio Berti, vicepresidente vicario di Confindustria Reggio Calabria.

Proprio domani, giovedì 5 novembre, avrà luogo a Roma la riunione convocata dal ministro Delrio per discutere sulle problematiche inerenti allo scalo portuale di Gioia Tauro. Presenzieranno anche le autorità locali ed i sindacati, nonché il presidente della Regione Calabria, Mario Oliverio. Una riunione, questa, che non è servita a placare gli animi dei lavoratori, che com’è noto hanno protestato in migliaia per il rilancio del Porto.

“Esprimo forte solidarietà nei confronti dei lavoratori”, ha aggiunto stamane Andrea Cuzzocrea, che oltre a mantenere il punto sulla necessità di salvaguardare le risorse che sono ad oggi in possesso dello scalo, punta l’attenzione su quello che considera “il presupposto fondamentale per il rilancio del Porto”, ossia il transhipment, il trasbordo dei container. Secondo il presidente di Confindustria Reggio, infatti, senza questa particolare attività viene meno ogni tipo di ragionamento fondato sullo sviluppo dell’area retroportuale e dell’intera economia calabrese.

confindustria reggio su porto gioia tauro  (4)“Il porto – prosegue Cuzzocreaè inserito in un contesto mondiale di mercato; proprio per questo, bisogna creare le condizioni economiche di mercato affinché lo scalo si inserisca in un tale ottica di competitività. Dal punto di vista politico, devo constatare che non c’è un interesse vero di mantenere le attività di transhipment”.

Facendo un salto indietro nella storia, il presidente Cuzzocrea ricorda ai presenti l’accordo raggiunto nel 2011 tra le parti sedute al tavolo per Gioia Tauro, sotto il coordinamento del Governo dell’epoca: tale accordo avrebbe dovuto restituire al Porto un equilibro economico-finanziario, occupazionale, sociale ed industriale. “Il Ministero delle Infrastrutture, inoltre – spiega Cuzzocrea si impegnava direttamente in attività di ricognizione e verifica. Erano tre i punti salienti: la differenza costi lavoro, le tasse di ancoraggio e le accise gasolio-energia: tre fattori su cui si doveva intervenire, come già previsto dal 2011. Ma la domanda sorge spontanea: da allora cosa si è fatto in merito a questi tre punti?”.

Tramite l’accordo suddetto, infatti, si era stabilito che Gioia Tauro dovesse entrare nelle aree di crisi industriale, e che lo Stato assumesse precisi provvedimenti per correggere le distorsioni del mercato euro mediterraneo del transhipment.

Il costo del lavoro, per ritornare a quanto affermato dal presidente Cuzzocrea, si sarebbe dovuto ridurre; le accise sull’energia ed il carburante si sarebbero dovute tagliare in maniera stabile (un costo di decine di milioni di euro l’anno per il terminalista di Gioia Tauro); infine, si era garantita, sempre tramite l’accordo del 2011, la riduzione stabile, definitiva, delle tasse di ancoraggio per i porti di transhipment italiani, “attraverso un provvedimento nella ex legge Finanziaria – si trasmette – che, mediante il reperimento di somme risibili nelle poste della Fiscalità generale dello Stato, avrebbe garantito un enorme beneficio a Gioia Tauro e Cagliari. Il legislatore ha deciso di non emanare tale atto. Tutto si è rilevato effimero. Come l’Accordo di programma quadro del 2010, che avrebbe dovuto garantire oltre 450 milioni di euro per l’infrastrutturazione materiale e immateriale dell’area retroportuale. Il fine era quello di realizzare un polo logistico-intermodale per superare il transhipment e per creare finalmente un tessuto industriale in grado di generare produzione e ricchezza non solo per la Calabria, ma per l’intero Mezzogiorno”.

Ciò che emerge, insomma, e che è stato trasmesso quest’oggi presso la sede reggina di Confindustria, è la necessità di un intervento “corale”, messo in atto da tutti gli attori socio-economici: lavoratori, imprenditori, aziende, parti sociali, Governo della Regione, parlamentari della Repubblica eletti in Calabria. Tutto questo prendendo atto della situazione in cui versa ad oggi il Porto, dove i volumi di traffico si sono pesantemente ridotti, con serie conseguenze sul mantenimento dei livelli occupazionali.

confindustria reggio su porto gioia tauro  (1)“Sentiamo tutti nominare la parola ‘Zes’ – aggiunge Andrea Cuzzocreama cosa ce ne facciamo della Zes se non prima arrivano le merci al Porto? Impegniamoci a salvare quello che c’è: a livello locale, si potrebbe fare una promozione delle aree; dietro al Porto, ci sono circa 6mila ettari di terreno verso cui gli imprenditori potrebbero indirizzare i propri investimenti”.

La paura di Cuzzocrea risiede anche sulla constatazione della chiusura delle attività di transhipment nel porto di Taranto, “sorte – dice – a cui saremo destinati noi se non si attuano le soluzioni dovute”. Ad oggi, infatti, sono rimasti solo il porto di Cagliari e quello di Gioia Tauro.

“Probabilmente questo è il punto più basso degli ultimi vent’anni – parole di Gualtiero TarantinoSiamo arrivati a ciò perché a parer mio c’è stato uno scarso interesse verso la problematica di Gioia Tauro. Non siamo stati capaci di portare avanti a Gioia attività produttive, oltre al transhipment. Fino a 5 anni fa, tante aziende come le nostre vivevano!!! Il mondo del transhipment è cambiato: i porti, a livello internazionale, hanno capito che questo è un sistema molto importante a livello di business,  hanno capito che gli investimenti devono andare verso tale direzione. Probabilmente in Italia ciò non è avvenuto, così anche Gioia Tauro è rimasto un’isola a sé stante”.

L’appello che giunge da Reggio Calabria, da Confindustria, è il seguente: “che i parlamentari della Repubblica sollecitino con serietà l’iter del progetto di legge sulla zona economica speciale, approvato dal Consiglio regionale e trasmesso in Parlamento per l’esame delle Commissioni competenti. Al contempo, ci appelliamo alle autorità di Governo nazionale affinchè dimostrino concretamente di tenere alle sorti del porto, inserendo nella legge di Stabilità un apposito emendamento che salvi Gioia Tauro con i provvedimenti a cui lo Stato si era impegnato con l’accordo del 2011 e che non sono mai stati emanati. Se chiude Gioia Tauro – si trasmette infine – la Città Metropolitana di Reggio sarà fallita prima di cominciare”.

 

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