Terrorismo, grande preoccupazione. L’esperto: “ISIS sempre più forte in Libia, nessuno li combatte sul serio”

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E’ “indubbio” che in Libia ci sia una “presenza consistente” dello Stato islamico (Is), “anche se la sua reale entità è difficile da definire”, ma il vero problema è che nessuna delle fazioni locali è impegnata a combatterlo “in modo serio”. E’ il commento di Mattia Toaldo, esperto di Libia allo European Council of Foreign Relations di Londra, all’intervista rilasciata dal ministro degli Esteri di Tobruk, Mohammed al-Dairi, alla stampa algerina. Per al-Dairi, “la Libia potrebbe trasformarsi nel prossimo futuro nel nuovo rifugio dell’Is”, che nel paese avrebbe “tra i quattro e i cinquemila miliziani”. “In questo momento l’Is è in ritirata da Derna e dall’est – spiega Toaldo ad Aki-Adnkronos International – ed è in espansione intorno a Sirte, dove non ha molte truppe, ma non trova nessuno che lo contrasti. Il problema è che in Libia tutti chiedono più armi per combattere l’Is, ma poi pochi lo fanno sul serio. Non a caso a Derna l’Is è stato messo in fuga da gruppi della resistenza popolare che mal sopportavano la sua presenza e da una milizia che non voleva sottomettersi”. Dal punto di vista della presenza di foreign fighters, per l’Europa la Siria rappresenta una minaccia maggiore rispetto alla Libia. “Per ora gli stranieri che combattono per l’Is in Libia – dice Toaldo – sono soprattutto tunisini, algerini e sudanesi. E’ difficile pensare che un italiano o un europeo riesca a inserirsi in un contesto come quello libico, seppure non possa escludersi”. Nel paese africano, “la situazione è certo più ingarbugliata – spiega l’esperto – ma per ora la minaccia è di intensità maggiore in Siria. E’ certo però che in Libia ci sia un certo disinteresse a trovare una soluzione da parte dell’Europa e soprattutto degli Stati Uniti. Solo l’Italia e, in un certa misura, anche la Gran Bretagna hanno un interesse a risolvere il caos libico. Il premier britannico David Cameron vorrebbe risolverlo perché tra i leader europei è l’unico che era in carica anche al momento dell’intervento militare contro Gheddafi”. “In realtà – continua Toaldo – trovare una soluzione politica in Libia sarebbe più facile, perché ci sono meno potenze coinvolte. Non c’è una presenza russa, ad esempio, non c’è un interesse diretto dell’Arabia Saudita. Ma per ora le varie fazioni non hanno interesse a trovare una soluzione. Si trovano a loro agio nello status quo, si sono spartito il territorio e non hanno interesse a condividere il potere”. “Italia ed Egitto – secondo l’esperto – sono gli attori che potrebbero costruire forti incentivi alla fine di questo sistema. Ora entrambe le parti ricevono armi e finanziamenti, una delle due, il governo di Tobruk, riceve anche il riconoscimento della comunità internazionale. Se tutto questo venisse meno, allora avrebbero interesse a trovare un accordo”.

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