Messina, nuovi dirigenti e vecchie polemiche: a Palazzo Zanca impazza la bufera

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Accorinti flemmatico: “prima ci si lamentava della gestione Mondello, adesso non va bene che venga sostituita. Non ho nulla da temere, ho scelto pensando al bene della città”

Claudia Manciola e Domenico Zaccone: sono questi i nuovi dirigenti individuati dall’Amministrazione attraverso una selezione pubblica destinata ad arricchire il patrimonio di esperienze al servizio di Palazzo Zanca. E’ bastato che la notizia circolasse perché il chiacchiericcio sulle new entry fosse foriero di nuove polemiche. Antonio Le Donne, segretario generale dell’Ente e presidente della commissione che ha varato le nomine, ha firmato gli atti evidenziando la “notevole conoscenza in varie articolazioni del diritto nonché la peculiare versatilità della loro preparazione e la forte personalità dimostrata idonea a gestire una unità organizzativa complessa“. Giudizi di merito che sarebbero emersi sulla scorta dei colloqui diretti coi protagonisti della vicenda. Eppure qualcuno ha avanzato dei dubbi, ivi considerato il fatto che Zaccone è cognato di Roberto Ceraolo – attuale direttore del Cesv, galassia da cui era stato già scelto Nino Mantineo – mentre la sua collega avrebbe lavorato in passato al fianco di Le Donne a Macerata, durante l’esperienza marchigiana dell’odierno segretario generale. Tanto è bastato a far divampare la polemica. La Cisl, pur non esprimendosi in merito alle competenze dei neo-dirigenti, contesta il modus operandi dell’Amministrazione: “Forse l’opportunità imponeva che sia il Direttore Generale, che a suo tempo aveva avuto la fortuna di lavorare proprio accanto ad una delle selezionate, e i due dirigenti di quei dipartimenti dove risultano in servizio proprio quei dipendenti esclusi dalla selezione, si astenessero dal giudicare” ha affermato Calogero Emanuele stigmatizzando la scelta di non valorizzare il patrimonio interno di Palazzo Zanca, quelle risorse che hanno acquisito  la necessaria competenza ed esperienza “al punto di poter assumere responsabilità di portata dirigenziale, superando anche le appartenenze politiche“.

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