La cessione dei locali all’Irccs nel mirino di D’Alia e Zafarana: è un’operazione di rilancio della sanità locale o il tentativo di accaparrarsi il patrimonio immobiliare del nosocomio di viale Europa?
L’ennesima beffa: all’ultimo momento, quando l’Ars avrebbe dovuto pronunciarsi nettamente sulla fusione fra Ospedale Piemonte e Centro Neurolesi, sul gong è mancato il numero legale. Il provvedimento non ha passato il vaglio del Parlamento regionale, laddove dovrà tornare il prossimo 7 gennaio, quando mancheranno appena 48 ore alla scadenza ultima. E se Crocetta rivendica il presunto merito di aver bloccato la chiusura del nosocomio, ponendo un freno alle austere valutazioni finanziarie di Vullo, lo stesso presidente isolano ha ribadito l’importanza di deliberare la prossima settimana in tempi record onde evitare “uno scontento di massa per la chiusura di una struttura ospedaliera di cui la gente verrebbe privata“.
Intanto, come vi abbiamo raccontato nelle scorse ore, tiene banco la polemica che vede da un lato l’asse anti-Irccs, composta da una singolare sinergia fra i centristi di D’Alia e i pentastelluti della Zafarana, e dall’altro chi supporta la fusione quale ultima speranza per salvare la struttura (Formica, Picciolo, Rinaldi, Laccoto, Panarello e Grasso). Oggetto del contendere sono i locali del Piemonte: secondo gli oppositori del ddl, adottando il testo si va incontro ad una cessione indebita di un locale pubblico a un ente privato, il quale ente – una volta rilevato il plesso – potrà farne l’uso che ritiene più opportuno. Tutto verte, insomma, sulla natura dell’operazione: se essa è volta al reale rilancio della sanità messinese o se dietro vi è una speculazione immobiliare e patrimoniale ai danni della collettività.