La città assiste impotentemente all’ennesimo scippo, mentre amministratori e politici locali praticano lo scaricabarile e chiedono interventi tempestivi
Le sorti dell’Autorità Portuale continuano ad alimentare il dibattito cittadino, un dibattito che assume, col passare dei giorni, l’acre sapore dello scaricabarile. Se l’esclusione dal Masterplan era stato l’antipasto, il timore che lo smantellamento dell’Authority possa essere soltanto il primo – in attesa di secondo e dessert che spoglierebbero la città di ogni risorsa prospettica – si fa concreto.
In tal senso l’associazione CapitaleMessina non si stupisce, pur manifestando il proprio disappunto. Con una nota stampa tale realtà imputa lo sfacelo in corso alla deputazione messinese, incapace di tutelare gli interessi della propria comunità. “Se come sembra, la scelta di Augusta quale sede della nuova Autorità portuale della Sicilia orientale, è conseguente alla classificazione della città del siracusano quale porto ‘core’, grazie a ‘forti pressioni politiche’ come sostenuto da qualcuno, male han fatto i nostri parlamentari a non esercitare le stesse pressioni in favore di Messina” afferma il portavoce Salmeri notando l’inutilità dei balletti mediatici compiuti da quanti adesso, e soltanto adesso, sembrano intenzionati a stracciarsi le vesti.
E proprio sul nodo irrisolto, su quale sia cioè il porto core numeri alla mano, è intervenuto il leader del Pdr-Sicilia Futura, Beppe Picciolo. Il parlamentare regionale pretende la qualifica di capofila, costi quel che costi: “Senza stravolgere il decreto, il porto di Messina ha i numeri per confermare la propria leadership nel sistema della Sicilia Orientale rispetto ad Agusta e Catania ed è su questo punto che la classe dirigente messinese deve mobilitarsi chiedendo con forza al Presidente Crocetta l’applicazione dell’articolo 1 bis del decreto di accorpamento, ovvero la possibilità che esplicitamente viene data al Presidente della Regione Siciliana di indicare il porto ‘core’ sulla base degli attuali reali traffici marittimi, articolazioni e livello di infrastrutturazione” evidenzia l’esponente all’Ars. La conclusione è consequenziale: “Messina ha tutti i titoli ed i numeri dalla propria parte, sarebbe quindi strana una decisione diversa, mentre siamo convinti che una volta assegnata la qualifica sarà possibile aprire un serio confronto con l’autorità portuale calabrese per realizzare, da una posizione di vera forza, l’area integrata dello Stretto”.
Diverso è il parere del presidente dell’Ars, l’esponente dell’Udc Giovanni Ardizzone, che ha ampliato la prospettiva annacquando, di fatto, le responsabilità della politica siciliana. “La verità è che si tratta dell’ennesimo smacco al sud. Per il governo Renzi il porto del Sud Europa è Genova. Restano fuori Napoli, Salerno, Gioia Tauro, Augusta. E’ il Nord che vince sul Sud. Noi diventiamo sempre più marginali” nota il politico messinese con una punta, non tanto celata, di rancore. Da qui l’attacco contro quanti hanno sostenuto l’accorpamento con Gioia Tauro, rei di piangere oggi sul latte versato se è vero che la soluzione alternativa proposta era la fusione con un ente mezzo dissestato sotto il profilo economico e senza alcuno sbocco futuro dal punto di vista strategico.
Intanto Messina paga dazio alla confusione imperante in seno alle istituzioni, senza neanche avere le forze per leccarsi le ferite.