Olimpiadi Roma 2024, Reggio e Messina completamente escluse. Né vela, né calcio, è la sconfitta dello Stretto

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Lo Stretto perde la grande occasione delle Olimpiadi di Roma 2024: nel dossier olimpico né Reggio né Messina vengono menzionate per nessun tipo di coinvolgimento o competizione. Resta la speranza del transito della fiaccola olimpica, ma è molto poco

LaPresse / Roberto Monaldo

Si spegne il grande sogno dello Stretto di ospitare alcune manifestazioni delle Olimpiadi del 2024, che vedono Roma come candidata di spicco. Nel dossier olimpico, infatti, né Reggio né Messina vengono menzionate, neanche lontanamente o solo per sbaglio, in nessun tipo di coinvolgimento a differenza di decine di altre città italiane. Tanto si è scritto sul “teatro” naturale dello Stretto per ospitare le regate di Vela, che però sono state assegnate a Cagliari e alla Sardegna. Le Olimpiadi si svolgeranno lì, nonostante non ci sia un luogo magico come lo Stretto di Messina con le sue straordinarie ricchezze come i Bronzi di Riace, che sarebbero diventati il simbolo dell’Olimpiade, e nonostante l’area metropolitana di Cagliari conti meno della metà dei residenti di quella dello Stretto tra Reggio e Messina. 

Reggio e Messina escluse, ignorate, neanche prese in considerazione. E nessuno batte ciglio. L’unica realtà territoriale che ha alzato la voce e alimentato qualche polemica sulla scelta di Cagliari per la Vela, è stata Napoli. Il presidente del CONI Giovanni Malagò ha dovuto rispondere che “ognuno è legittimato a esprimere le proprie opinioni“, ma “siamo in presenza di un organismo terzo ed e’ stata individuata una commissione con dei soggetti la cui professionalita’ e competenza nel mondo della vela sono imbarazzanti“.

Io personalmente ero convinto che si andasse in tutt’altra direzione e per certi versi avevo affetto verso qualche altra destinazione, tra cui la stessa Napoli” ha spiegato Malagò, “ma i dati sono assolutamente oggettivi e incontrovertibili. Soprattutto, non serve rispondere se non si sa di cosa si parla e non ci si rende conto dei parametri e delle nuove regole che servono per la competizione non solo nella vela ma in qualsiasi altro sport. Comunque i dati sono stati certificati dalla Federazione internazionale della vela, il cui presidente tra l’altro e’ lo stesso della federazione italiana: tra poco saranno pubblici e si capira’ che” con altre soluzioni rispetto a Cagliari “avremmo rischiato sinceramente di non essere presi in considerazione per fattori tecnici“.

Un parere da esperta e’ venuto dall’olimpionica del windsurf Alessandra Sensini, per la quale “senza nulla togliere alle altre città, e’ stato fatto un lavoro meticoloso e molto preciso che ha tenuto conto di tutti gli aspetti. Cagliari ha una grande tradizione nella vela, ci sono molti altri posti in Italia dove si organizzano regate di vela ma il capoluogo della Sardegna ha tutte le qualità necessarie“. Le stesse identiche di Reggio e Messina, dove però manca una governance amministrativa, politica e istituzionale che sia in grado di supportare determinate battaglie a livello locale, figuriamoci quindi su scala nazionale. Quelle battaglie, ad esempio, che negli scorsi anni avevano portato grandi risultati come il riconoscimento di Città Metropolitana, una delle 10 italiane. Oggi, invece, Reggio è tornata periferica, marginale, completamente assente dall’Italia che conta.

E con due squadre che arrancano nei campionati minori tra mille difficoltà, non ci si poteva aspettare certo che nello Stretto arrivasse il calcio. Tramontato il sogno della Vela, oggi è arrivato il definitivo k.o. Nello Stretto non ci sarà neanche l’ombra dell’Olimpiade, non si giocherà neanche una partita di pallone, né al San Filippo né al Granillo, e addio ai possibili finanziamenti per la loro riqualificazione. Dopotutto se al San Filippo non è ancora stata realizzata la copertura e il Granillo è praticamente senza manto erboso dopo le vicissitudini degli ultimi mesi, abbiamo ben chiaro lo specchio di una realtà che in queste condizioni non poteva certo ambire a traguardi che invece fino a qualche anno fa le sarebbero stati assegnati di diritto per il valore che soprattutto Reggio (ma anche Messina) aveva assunto su scala nazionale, quando la Reggina ha giocato per 10 anni in serie A, quando la Nazionale disputava gare ufficiali al Granillo, quando lo Stretto era considerato un grande laboratorio per il fermento internazionale intorno ad un’opera di altissima ingegneria come il Ponte sullo Stretto.

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Oggi abbiamo distrutto tutto e compromesso anche il futuro. Reggio e Messina completamente assenti dall’Expo di Milano, che ha portato risultati straordinari all’intero sistema-Paese (tranne lo Stretto), idem con patate per le Olimpiadi di Roma 2024. L’ennesima occasione persa. Saranno 11 gli stadi che ospiteranno i tornei di calcio maschile e femminile nel caso di assegnazione a Roma dei Giochi olimpici. Gli impianti selezionati e inseriti nel dossier Roma 2024 sono il Renzo Barbera di Palermo, l’Artemio Franchi di Firenze, il Bentegodi di Verona, il Friuli di Udine, il Dall’Ara di Bologna, il Luigi Ferraris di Genova, il San Nicola di Bari, lo Juventus Stadium di Torino, il San Paolo di Napoli, il Giuseppe Meazza di Milano e l’Olimpico di Roma.

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Ad annunciarlo sono stati il presidente del comitato promotore di Roma 2024, Luca Cordero di Montezemolo, e il numero uno del Coni, Giovanni Malagò, durante una conferenza stampa tenutasi oggi a Roma. “La scelta delle città dimostra che questa è una candidatura di tutto il Paese” ha ribadito ancora una volta Malagò, ma Reggio e Messina non ne hanno saputo approfittare. “Le città scelte, oltre Roma, sono dieci e possono essere rappresentate in coppia: Udine e Verona, Bari e Palermo, Genova e Torino, Firenze e Bologna. Non a caso ho lasciato fuori Milano e Napoli, che avranno garantita almeno una gara dei quarti e delle semifinali” ha aggiunto ancora Malagò.

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In questo momento gli stadi in Italia che hanno i requisiti per ospitare un’olimpiade sono 4, l’Olimpico dove faremo l’ultimo intervento per quanto riguarda la parte tecnologica per ospitare un girone degli Europei 2020 già assegnati. Lo Juventus Stadium che di recente ha ospitate una finale di Europa League, San Siro che ospiterà a maggio la finale di Champions e il Friuli di Udine” ha spiegato Malagò. Ancora da chiarire la sede dove si disputerebbero le finali per l’oro del torneo maschile e di quello femminile. “Lo stadio della Roma è tra i punti interrogativi“, aggiunge il numero uno dello sport italiano auspicando che entro il febbraio del 2017, data dell’obbligatorietà del progetto, si possa fare chiarezza su questo punto. “Noi siamo spettatori interessati, io faccio il tifo affinché la Roma abbia il suo stadio, così come un giorno anche la Lazio, lo dico da uomo di sport andando anche contro gli interessi del Coni che ha due clienti importanti con lo stadio Olimpico“, evidenzia Malagò. “Vediamo nei prossimi mesi l’andamento del progetto -spiega ancora il numero uno del Coni-, perché il nuovo stadio della Roma potrebbe essere usato non solo per il calcio ma anche come stadio per gli sport di squadra, per il baseball o altre competizioni come l’hockey prato, ora previsto al Tre Fontane, o il rugby a 7 al Flaminio“. A fare gli onori di casa Montezemolo, che sottolinea come con gli 11 impianti prescelti “venga coperto l’intero territorio nazionale, molti stadi sono già all’altezza delle Olimpiadi mentre molti altri si adegueranno. Sono partite le lettere ai sindaci e ai presidenti delle Regioni per comunicare la nostra scelta e ci sono dei termini per confermare la loro decisione. Gli stadi che rappresentano la storia del calcio ci sono tutti“. Insomma, finanziamenti a pioggia per molti impianti di tante città. Ma di Reggio e Messina non c’è neanche l’ombra.

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Montezemolo ha poi spiegato che in occasione delle Olimpiadi “verranno utilizzate al massimo le aree storiche e uniche al mondo, credo tutti ricordino Abebe Bikila correre scalzo sotto l’Arco di Constantino. Utilizzeremo il ciclismo, la maratona, il tiro con l’arco, il beach volley. Vogliamo abbinare gli sport di squadra con siti unici al mondo“. Parlando dell’iter di preparazione del dossier, la coordinatrice di Roma 2024 Diana Bianchedi sottolinea “il momento di attività molto intenso e unità di intenti fortissimo nel lavoro con tutte le istituzioni” mentre Luca Pancalli, vicepresidente del Comitato Roma 2024 punta la sua attenzione sul “lavoro invisibile” del Comitato perché “una grande candidatura parte dall’intercettare una massa critica sul territorio trasformandola in qualcosa di positivo“. Per questo il presidente del Comitato paralimpico sta lavorando con i presidenti di municipio della Capitale “per spiegare ai cittadini con trasparenza cosa si sta facendo, per convincere la gente dell’opportunità che arriva dall’ospitare i Giochi chiarendo che non ci saranno cattedrali nel deserto e che tutto verrà fatto nell’interesse della città“. Insomma, si stanno facendo le cose sul serio e in grande. Peccato che Reggio e Messina siano – è proprio il caso di dirlo – fuori dai giochi.

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