Polverone sulla candidata sindaco di Platì (Rc), le precisazioni di Anna Rita Leonardi

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Anna Rita Leonardi, candidata a sindaco del Pd di Platì, risponde alle accuse mosse dalla stampa

“Avevo deciso di non rispondere più ad alcuna offesa né ad alcun attacco mi venisse rivolto, ma gli eventi degli ultimi giorni mi obbligano a rispondere.  Perché quando si gioca con la vita delle persone, con la loro dignità e con quella dei propri cari, non si può tacere.  Dopo la Leopolda, dove Matteo Renzi mi ha presentata a tutta Italia come candidata a sindaco di Platí, al mio ritorno in Calabria è cominciato un fuoco incrociato di articoli e commenti su di me.  Leonardi si, Leonardi no.  Pagine di dibattito sulla mia candidatura, analisi se fosse “giusta o sbagliata”… e poi, aggressioni alla mia persona.  Mi hanno chiamata “velina”, “portaborse”, “passerellista”, “miss Leopolda 2015”, ecc. Hanno detto che prima di Renzi avevo votato Bersani (evidentemente è un male incurabile), che mia madre è sindacalista della Cgil (anche questo presentato come un dramma), mi hanno accusata di strumentalizzare l’antimafia, mi hanno persino attribuito relazioni sentimentali con qualcuno di un altro partito di sinistra (!!!).  Fino a qui, l’indecenza gossippara era in cammino, ma sopportabile.  L’atrocità arriva da “Il Fatto Quotidiano”: a firma di Lucio Musolino esce “La Leopoldina di Calabria con gli sgherri anti-cronisti”.  Mi spiego.  Con alcuni giornalisti del Tg3 Calabria, è venuto a Platì il giornalista Musolino, accompagnato da una mia collega di partito, per parlare della mia candidatura a sindaco”, scrive Anna Rita Leonardi, candidata a sindaco di Platì. “Purtroppo, sono stati “accolti” da un ragazzo che fino a poco prima aveva riservato “attenzioni” a me ed ai giornalisti Rai, e si presentava come “mio sostenitore”.  Il ragazzo, in sintesi –prosegue– voleva impedire al giornalista ed alla mia collega di parlare, con frasi intimidatorie. Nell’articolo vengono riportate le frasi che questo ragazzo avrebbe riferito a lui, ma non le mie reazioni all’accaduto.  Il racconto che ne esce risulta totalmente falsato, come avviene sempre quando si racconta solo una parte della verità. Ecco perchè vorrei raccontare la verità, nella sua totalità. Il ragazzo che ha creato tutto questo clamore l’ho incontrato qualche volta per strada, come un qualsiasi cittadino, ma non ho mai avuto alcun rapporto con lui, né di amicizia né di confidenza.  Ho immediatamente preso le distanze ed ho reagito contro di lui (così come testimoniato dal giornalista del Tg3 Calabria).
La frase riportata da Lucio Musolino, “Annarita mi ha detto di venire qui” non solo è falsa ma la sua veridicità è anche stata smentita dalla sottoscritta davanti al Musolino ed allo stesso ragazzo, che in mia presenza non è riuscito a confermare. La mia frase –aggiunge– rivolta al Musolino, “tu vieni a Platì per raccontare della mia candidatura e non mi chiami?” era in risposta ad una affermazione dello stesso giornalista. Quando l’ho incontrato lì, il Musolino mi ha detto “sono venuto a parlare di te e della tua candidatura” ed io, visto che lo conosco dai tempi delle superiori, ho risposto “mi sembra strano Lucio. Perchè se così fosse…tu vieni a Platì per raccontare della mia candidatura e non mi chiami?”.  La costruzione alterata di questo articolo, ha ferito me, i miei familiari e le persone a me vicine. Ne esce, volutamente, un’immagine distorta della realtà che riguarda la sottoscritta.  La mia vicinanza e solidarietà al giornalista Musolino ed alla mia collega di partito sono state immediate, ma nonostante ciò tutto questo non è stato evidenziato nell’articolo. L’articolo ha preferito dar credito ad un ragazzo “incontrato per strada”, senza nemmeno accertarsi della veridicità delle sue affermazioni e senza chiedere a me o ad altri se quella persona rappresentasse, in qualche modo, me, il mio lavoro o la comunità di Platì.  Mi si accusa poi di non aver inserito nel mio programma elettorale la dicitura “lotta alla ‘ndrangheta”.  Accusa falsa. Tutto la mia candidatura –ribadisce–  è basata sulla lotta alla ‘ndrangheta e non ho bisogno di esplicitarlo con una semplice frase.  Se solo Musolino, avesse perso 10 minuti del suo tempo per informarsi davvero, avrebbe capito.  Ogni riunione del mio comitato, si svolge a “porte aperte” previa comunicazione alla caserma dei carabinieri di Platì.  Ogni punto dei primi 5 che ho presentato, che comporranno l’intero programma elettorale, ha in sé la vera lotta alla ‘ndrangheta. Una lotta che la politica deve svolgere ogni giorno, fornendo i servizi essenziali ai cittadini, costruendo luoghi e centri culturali, biblioteche, oratori, campi da calcio. Una lotta che passa per la raccolta differenziata ed arriva alla costruzione di una scuola di ricamo, in cui le donne del paese possano sviluppare le loro potenzialità e possano costruire il proprio futuro, culturale e lavorativo, nella totale legalità.  Come ho detto sin dall’inizio (ma anche questo, come tutto il resto, non è stato riportato) la mia lista, quella che rappresenterà le persone che amministreranno con me il comune, sarà presentata solo dopo essere stata approvata dalla Procura e dalla Commissione Antimafia.  Niente di tutto questo mi è stato chiesto, niente è stato verificato. Mi chiedo, a questo punto, se l’obiettivo di quell’articolo fosse esclusivamente quello di gettare ombre su di me e sul mio operato. Tutto questo accanimento, ovviamente, dopo che il premier Renzi ha deciso di puntare sulla rinascita di Platì e sulla mia candidatura.
 Nessuno dei giornalisti che, da giorni scrivono su Platí -prosegue ancora- è mai venuto in questi 7 mesi (perché io sono candidata da Maggio) a vedere come lavoriamo e cosa facciamo. Dov’erano questi signori il giorno dell’inaugurazione del mio comitato? Dov’erano questi signori, che oggi mi accusano di non occuparmi del fatto che i bambini “non hanno un campo da calcio”, quando con la parrocchia iniziavamo la raccolta fondi per l’oratorio? Dov’erano questi signori quando, consumando scarpe, 3 giorni dopo l’alluvione mi sono recata a visitare le aziende agricole danneggiate? Semplice: non c’erano. Perché Matteo Renzi non si era ancora pronunciato su di me e su Platí. Quindi non avevano interesse ad occuparsi di noi. La verità è che a nessuno di questi signori importa di Platí e di come lavoriamo. Importa solo fare scoop;  poco importa che siano fasulli, poco importa che giochino con la dignità di una donna di 30 anni e della sua famiglia. Ed allora non ci sto. Allora – conclude– invito questi signori, a riacquistare quel senso etico e morale, che dovrebbe essere alla base di ogni nostra azione. Sulla vita delle persone non si gioca. E non si fa “notizia”.
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