La città ha perso 13 posizioni in due anni: è uno stillicidio che lascia l’amaro in bocca
Le variabili prese in analisi sono sempre le stesse: tenore di vita, servizi e ambiente, affari e lavoro, ordine pubblico, popolazione e tempo libero. Uno stillicidio che lascia l’amaro in bocca e che pare perfino lusinghiero se si tiene in considerazione l’emergenza idrica vissuta per ventuno giorni dalla collettività, un incubo che in queste ore sembra essere tornato di moda grazie all’ennesimo disastro compiuto da chi doveva vigilare e invece non è intervenuto per tempo.
Il dato non può essere accolto con una scrollata di spalle: il trend, costantemente negativo, è un campanello d’allarme inascoltato da generazioni. E grazie al cielo nelle stime del quotidiano finanziario non vengono tenute in debita considerazione le magagne giudiziarie della classe dirigente, le magre figure a livello mediatico degli amministratori, i cambi di casacca dei consiglieri, la mole debitoria degli Enti locali, la disastrata gestione del patrimonio pubblico. Se tutto ciò fosse anche lontanamente vagliato, Messina scalerebbe posizioni su posizioni, confermandosi realtà di frontiera: da fanalino di coda del Bel Paese ad eccellenza libica il passo è breve.