Presso il Porto di Reggio Calabria, la cerimonia di apertura della misericordia del mare: una Porta ideale spalancata a tutti i profughi in arrivo nella nostra terra. “Educhiamoci alla misericordia”, le parole dell’Arcivescovo di Reggio Calabria-Bova, Giuseppe Fiorini Morosini
Nell’anno del Giubileo indetto da Papa Francesco e a seguito dell’apertura della Porta Santa della Cattedrale cittadina, il Duomo, dalla nostra terra arriva l’ennesimo segnale di quella misericordia di cui si fa primo portavoce il Pontefice ed oggi Monsignor Morosini: è stata da poco aperta una porta simbolica della misericordia del mare, quel “mare nostrum” – parole dell’Arcivescovo Morosini – che sembra riecheggi le parole del ‘Padre nostro’, al quale sempre ci rivolgiamo imploranti il ‘nostro padre quotidiano. Parole piene di speranza e di attesa! Tutti siamo in attesa di una terra nuova e di cieli nuovi, in cui regneranno per sempre la giustizia e la pace e l’amore. In questi tempi – prosegue la monizione introduttiva dell’Arcivescovo – migliaia di nostri fratelli hanno lasciato le loro terre di origine alla ricerca della realizzazione di quelle speranze che avevano in animo”.
Parole che riecheggiano dalla Tenda Ministeriale per l’accoglienza agli sbarchi installata al Porto, da cui sono passati 40000 profughi e dove oggi si apre una porta ideale, ma allo stesso tempo concreta nel pieno rispetto del senso insito nella stessa, e tutto grazie all’impegno della Diocesi di Reggio Calabria-Bova, attraverso gli uffici Pastorali di Caritas, Migrantes, Missionario e le Associazioni che aderiscono al Coordinamento Diocesano Sbarchi (di cui la Comunità Papa Giovanni XXIII fa parte).
Un segno di rispetto e di accoglienza per tutti quegli uomini, donne, bambini che sfuggono dalla guerra e dalla povertà alla ricerca di un “porto” sicuro.
Un monito continuo alla misericordia, quello di Monsignor Morosini, che viene ancora prima da Papa Francesco, il quale è stato “profeta – a suo dire – nel raccomandarci la misericordia ed ad indire questo anno in cui riflettere su tale valore religioso, cristiano, ma anche umano, che può essere offerto come valore culturale di base per una crescita collettiva. Abbiamo bisogno di curarci con la misericordia”.
Tra canti di pace e gioia, stamane anche diversi interventi: alcuni di giovani volontari e migranti nelle cui parole si fa appello al coraggio degli uomini in questi tempi difficili, ma anche alla clemenza da mostrare ai “farisei” dei nostri giorni, agli uomini di Governo e a tutti coloro che non hanno dimostrato carità. Si benedicono, infine, tutti quelli che hanno fatto propria la misericordia del Signore: “militari, medici ed i tanti che non hanno disprezzato la vita altrui, ma l’hanno salvata”.
“Un rito propedeutico per l’attraversamento della Porta Santa”, così Morosini ha definito il gesto compiuto stamane al Porto di Reggio, in quella tenda dove tanti profughi hanno trovato rifugio, un gesto che attraverso le parole dell’Arcivescovo ci ricorda di non banalizzare la religione e gli atti di culto, ma di educarci e curarci con la misericordia: questa la finalità del Giubileo, che “non si realizza attraversando la porta o baciando un crocefisso – parole di Morosini – La nostra cultura consumistica ci ha resi crudeli, ci ha educati all’egoismo dimenticandoci del bene comune”.
“Questa celebrazione deve dire ai credenti e non che il mondo non sarà mai salvato dall’egoismo o da una giustizia troppa teorica. Diceva San Giovanni Paolo II: il mondo sarà salvato dalla misericordia, dalla bontà, dall’apertura del cuore. La giustizia è un valore, ma se impostassimo la vita solo su questa e non facessimo quel salto di qualità che è la misericordia il mondo non sarà mai fraternità”, chiosa Giuseppe Fiorini Morisini, che con la preghiera del Padre Nostro idealmente apre insieme ai presenti la Porta della Misericordia: si è gettata in mare una corona di fuori per tutti i morti, per tutti i vivi, per tutti gli speranzosi in una vita migliore.