Una rete di monitoraggio sismico in nove punti del territorio reggino: ecco il progetto della Provincia [FOTO e VIDEO]

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Importante convegno presso il Palazzo della Provincia di Reggio Calabria: “Attività di rilevamento e gestione del territorio rispetto alla criticità sismica. La rete provinciale sperimentale di monitoraggio sismico sulla base di modelli esistenti”. Al via il progetto promosso dall’Ente in collaborazione con l’Università Mediterranea ed esperti del Friuli

“Un progetto messo in campo dopo qualche anno dall’insediamento dell’amministrazione Raffa: si è voluta instituire questa rete di monitoraggio sismico per sensibilizzare non solo sul tema tutta la popolazione, ma rendere ancora più forte l’attenzione sulla prevenzione”.

Così stamane presso il Palazzo della Provincia di Reggio Calabria, il vice presidente dell’Ente, Giovanni Verduci, che ha presenziato all’importante convegno intitolato “Attività di rilevamento e gestione del territorio rispetto alla criticità sismica. La rete provinciale sperimentale di monitoraggio sismico sulla base di modelli esistenti”: la rilevante novità, per il nostro territorio, si rifà per l’appunto all’istituzione di una rete di monitoraggio sismico in nove punti, nove istituiti scolastici dove insistono le faglie attive della Calabria. Gli istituti superiori interessati sono quelli di Bagnara, Villa San Giovanni, Cittanova, Laureana di Borrello, Polistena, Siderno, Caulonia e Bova Marina, che si rifaranno alla rete principale installata alla Provincia.

Il progetto è il frutto del lavoro dell’assessorato provinciale alla Difesa del suolo, salvaguardia delle coste e tutela del paesaggio, retto da Verduci, in collaborazione con l’Università Mediterranea e basante su un’esperienza concreta, che è quella del Comune di Pozzuolo del Friuli (Udine): si fa partire dal territorio reggino un’occasione importante, che consentirà, attraverso le stazioni di rilevamento suddette, di monitorare le condizioni esistenti in riferimento all’aspetto sismico.

“Abbiamo fatto in modo che i rilevamenti venissero insegnati nelle scuole – aggiunge l’architetto Mezzatesta, dirigente del settore provinciale alla Difesa del suolo – questo è fondamentale perché la scuola rappresenta uno degli elementi fondanti del territorio, dove vi sono le nuove generazioni; quale migliore occasione, quindi, per permettere loro di avere informazioni sulla rilevazione, ed il tutto affiancato da campagne di sensibilizzazione che termineranno in primavera”.

Il progetto in questione, infatti, partirà da gennaio e terminerà, per quanto riguarda il primo step, nella primavera del 2016: da una parte punta alla sensibilizzazione, come suddetto, e soprattutto nel far capire ai ragazzi cosa significa la rilevazione e come ci si pone nei confronti di eventuali eventi sismici, e dall’altra all’aspetto tecnico-scientifico e sperimentale degli studi.

Da ciò che emerso dal convegno odierno, la Calabria aveva fortemente bisogno di questo tipo di iniziative, considerando che è l’unica regione scoperta da reti di rilevazione del genere in questione. Una rilevazione campione, che parte dalla Provincia di Reggio per poi essere proposta alla Regione e agli Enti superiori.

A relazionare su “Sismicità storica e monitoraggio. Risultati attesi e probabilità di sviluppo”, il professore, geologo Giuseppe Mandaglio: “Tutti al mondo conoscono l’elevato livello di criticità della nostra area – afferma il professore Mandaglio Da quando si è verificato l’ultimo terremoto storico del 1908, la causa di tale scossa è stata interpretata in vari modi, ma mai con una definizione specifica sull’origine geografica esatta di questo fenomeno. Le ipotesi sono state tantissime, ma purtroppo le soluzione dimostratesi fallaci. Quello che noi vorremmo cercare di fare – e lo ribadisce più volte Giuseppe Mandaglionon è prevenire il terremoto, perché per come la vedo io è impossibile all’uomo, ma prevedere quali sono i luoghi da cui partono le onde sismiche e come queste possano propagarsi al suolo e soprattutto nei centri abitati”.

Dati gli eventi sismici catastrofici già accaduti in passato, sia sulla costa jonica che su quella tirrenica, “è evidente – prosegue Mandaglio che noi abbiamo una situazione sismica molto particolare, che richiede degli studi approfonditi e la conoscenza, l’acquisizione di espressioni fisiche del terreno, per vedere come si propagano le onde sismiche, con quale velocità, con quali possibilità di distruzione”.

“Prevenire piuttosto che inventare soluzioni e cause nel momento degli eventi sismici”, questo è il pensiero di Giuseppe Mandaglio, il quale ricorda che soprattutto nella città di Reggio, presso il Castello Aragonese, vi era in passato uno dei sismografi più importanti; al Liceo Classico cittadino, ne dà testimonianza sempre Mandaglio, vi ha insegnato Giuseppe Mercalli, uno degli autori della scala.

“Sul piano della conoscenza scientifica, la sismicità della Calabria è dovuta all’avanzamento dell’arco calabro Peloritano verso il bacino jonico dopo l’apertura del mare Tirreno – sono brevi tratti della presentazione a cura di Giuseppe Mandaglio Le faglie dello Stretto sono profonde oltre i 5-8 km, e non sono state queste a provocare il terremoto del 1908, ma si crede una faglia ‘cieca’, che non conosciamo e che non arriva in superficie. Ad oggi, con il contributo della Provincia, stiamo producendo delle carte di nuova generazione, dove sono state collocate le nove stazioni sismiche che fanno parte del progetto, non in maniera occasionale o accidentale, ma in prossimità di strutture tettoniche in grado di attivare eventi sismici”.

Il progetto, come suddetto, si rifà ad un’esperienza nata nel Friuli e sviluppatasi positivamente ed in modo capillare sul territorio. A rendere partecipi i presenti al convegno odierno di tale realtà, il geometra Rossi, che fa parte di FESN.

“Siamo partiti comprando un sismografo in scatola di montaggio – spiega Rossi in merito all’esperienza maturata nel comune di Pozzuolo del Friuli dopodiché è stato possibile cominciare l’esperienza mirata ad un target finale: produrre conoscenze trasportabili nella scuola e nella popolazione. Realizziamo anche studi e ricerche in campo geofisico nel Friuli, dove la nostra rete è abbastanza diffusa. Il centro di raccolta è Pozzuolo, che pubblica i dati che monitoriamo. Ci occupiamo del monitoraggio elettromagnetico, sismico, pubblicando i dati sul nostro sito web. Facciamo anche parte della squadra di protezione civile e ci siamo allargati creando dei gruppi specializzati”.

L’intervento finale dell’ingegnere Amato, responsabile del servizio della Provincia che ha dato attuazione al progetto, ha fornito alla stampa ed ai presenti i dettagli finali: “Siamo andati alla ricerca di quella che poteva essere una soluzione tecnica – dice – poi scaturita con la rete che è oggetto di progetto. Ciò che è emerso è che su tutto il pianeta sono presenti delle reti di rilevamento sismico sia di natura amatoriale che istituzionale. Stranamente nel nostro territorio tale presenza è meno rilevata, per cui si è voluto realizzare una rete costituita da nove stazioni di rilevamento, monitorare i dati e far sì che chiunque fosse interessato potesse accedere agli stessi, dapprima pubblicati online, secondo il criterio degli open data, con l’unico obbligo di fornire la fonte, nella speranza che altre reti possano trarne beneficio”.

Si è trasmessa l’intenzione, una volta superato lo step iniziale, di espandere il progetto oltre alle nove scuole in esame, e di portare avanti un ulteriore intervento per lo sviluppo dell’iniziativa; “augurandosi – chiosa Amato non volendoci sostituire a nessuno, che questa esperienza arricchisca il patrimonio culturale, così come è accaduto in Friuli”.

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