Il primo cittadino deve fare i conti coi sindaci del territorio e con le resistenze di Clara Crocè. I Comuni della provincia vogliono avere propri emissari a Roma durante le trattative col Governo, mentre il sindacato è pronto a deferire l’operato dell’Amministrazione all’autorità giudiziaria
Nuove nubi sembrano addensarsi nel futuro imminente dell’Amministrazione Accorinti: da un lato c’è da risolvere il contenzioso coi sindaci dei comuni afferenti alla Città Metropolitana; dall’altro c’è il diverbio in corso coi rappresentanti sindacali del pubblico impiego, in primo luogo la Fp Cgil.
Sul primo capitolo va precisato che il Masterplan affida alla Città Metropolitana fondi per lo sviluppo pari a 60 milioni: una cifra su cui Messina potrà sì mettere mano, a patto che la torta sia divisa con le altre realtà della Provincia, per un processo di sviluppo complessivo dell’intero territorio. Questi finanziamenti saranno fruibili soltanto se le realtà interessate rimoduleranno le proprie richieste secondo la disponibilità offerta da Roma: e qui casca l’asino, perché i disegni delle varie entità municipali erano onerosi e il loro valore complessivo lievitava ben oltre quella soglia.
A questo punto sarà necessaria un’azione di bilanciamento sulla base delle reali esigenze percepite, un’azione che darà vita verosimilmente a un lungo balletto diplomatico dove conteranno in primo luogo le abilità degli amministratori locali. Non a caso tanto la zona jonica quanto quella tirrenica hanno chiesto ad Accorinti di portare, nei vertici bilaterali col Governo, propri rappresentanti, indicati in Nino Bartolotta e Roberto Materia. Ma se la proposta sarà accettata o meno, questo non dipende soltanto da Palazzo Zanca: dovrà essere l’Esecutivo a chiarire se esiste un solo soggetto chiamato a parlare in nome di tutto il territorio o se sarà possibile presentarsi a Roma con una squadra che illustri un arco di posizioni articolate.
Sul fronte interno bisogna offrire chiarezza ai lavoratori di Palazzo Zanca, vieppiù dopo le polemiche insorte col commissario del Partito Democratico, quell’Ernesto Carbone cui è stata rimproverata una scarsa conoscenza del territorio e della capacità amministrativa della Giunta. A poche ore dalle esternazioni accorintiane è infatti arrivata la notizia che la Funzione Pubblica della Cgil interromperà ogni relazione con la Giunta. “Non sussistono più i presupposti perché la presente organizzazione possa continuare a sedersi al tavolo della contrattazione essendole, di fatto, totalmente impedite le prerogative a tutela dei lavoratori iscritti” ha affermato Clara Crocè in una nota indirizzata al primo cittadino e al segretario generale Antonio Le Donne. Il ricorso all’Autorità Giudiziaria per condotta antisindacale da parte del gabinetto cittadino è imminente.