È stato presentato stamane il docufilm “Gramsci 44” scritto e diretto da due eccellenze calabresi: Emanuele Milasi ed Emiliano Barbucci. La prima, il 18 febbraio a Reggio Calabria
Trasmettere alle nuove generazioni il sapere ed il senso del passato: questo uno degli obiettivi principali su cui si è snodato il lavoro di alcune eccellenze reggine, che hanno prodotto il docufilm “Gramsci 44”.
Antonio Gramsci, intellettuale comunista, colui che è stato definito il più grande pensatore del XX secolo, viene interpretato dal noto Peppino Mazzotta, sotto la regia e la sceneggiatura di due eccellenze nostrane: Emiliano Barbucci e Emanuele Milasi, riuniti stamane in conferenza stampa presso i locali della Pinacoteca, a pochi giorni dalla prima. Proprio qui a Reggio Calabria, al Multisala Lumiere, il 18 febbraio, alla presenza dell’attore protagonista, verrà proiettato quello che rappresenta un pezzo della storia italiana. Tra realtà e finzione, come spiega lo stesso sceneggiatore, vengono descritti e mostrati al grande pubblico i 44 giorni di confino di Gramsci sull’isola di Ustica, dove venne mandato dal regime Fascista a cavallo tra il ’26 ed il ’27; non per niente, il docufilm si intitola proprio “Gramsci 44”.
Dal trailer proiettato stamane, alla presenza della stampa, di alcuni studenti del Liceo Scientifico “Da Vinci”, del sindaco Giuseppe Falcomatà e di Demetrio Delfino, presidente del Consiglio Comunale, si evince la profondità del racconto, ricostruito sulla base delle sole fonti pervenute, le lettere dal carcere di Antonio Gramsci, e sulle testimonianze, dirette ed indirette, degli abitanti dell’isola.
“Abbiamo deciso di partire da Reggio perché è la nostra città – esordisce il regista Barbucci – Abbiamo voluto raccontare i 44 giorni di esilio di Gramsci, che in realtà dovevano essere 5 anni, di un uomo che dopo solo una settimana ad Ustica, insieme agli altri compagni di detenzione, come Bordiga, aveva messo su una scuola”.
Come ricorda bene Emiliano Barbucci, ben presto la scuola venne aperta alla comunità, lì ad Ustica, dove venivano relegati non solo i confinati politici, ma anche i criminali comuni.
“Si parla di scuola come strumento di riscatto e rivoluzione sociale e culturale – prosegue Barbucci – soprattutto in un posto isolato come Ustica, dove ancora oggi esistono alcune situazioni di emarginazione data l’impervia posizione geografica”.
E parlando dell’importanza della scuola, non poteva non giustificarsi la presenza dei ragazzi alla conferenza odierna, durante cui si è trasmesso, e non solo a parole, il duro lavoro che ha portato al progetto finale. Ridisegnare un Gramsci credibile sia dal punto di vista spirituale, che fisico, che della voce, a detta di Bertolucci, è stato molto difficoltoso. Quello che ne è fuoriuscito è la figura di uomo sereno, dolce, pacato, interpretato magistralmente da Peppino Mazzotta, grazie all’apporto di un cast formato anche da reggini, per la fotografia di Daniele Ciprì, la produzione di Maria Milasi, e le musiche di Marco Betta, compositore siciliano ed allievo del grande Ennio Morricone.
Un prodotto di così alto livello internazionale, ma anche regionale e cittadino, non poteva che essere sostenuto e promosso dall’amministrazione comunale di Reggio, che secondo quanto detto dal presidente Delfino è desiderosa di organizzare un evento presso Palazzo San Giorgio, così da “valorizzare al meglio le nostre eccellenze, anche come un ritorno di immagine della città stessa”.
Demetrio Delfino, nel corso del suo intervento, ricorda una frase pronunciata dal magistrato Isgrò durante il processo contro Gramsci: “dobbiamo impedire a questa mente di ragionare per almeno vent’anni”.
“Pensavano che in un’isola quasi deserta il suo cervello non potesse ragionare – chiosa Delfino – invece qui Gramsci ribaltò la questione, facendo ragionare anche il cervello di tutti gli altri, sia criminali che abitanti dell’isola”.
Il presidente del Consiglio Comunale invita i giovani allo studio, teso a non farsi sopraffare, così come anche il sindaco Falcomatà, orgoglioso che questo prodotto provenga dalla nostra terra, che metta insieme le eccellenze locali e l’imprenditoria sana della città.
“Quale mezzo migliore del docufilm – commenta il sindaco – che mette insieme il romanzo e la realtà raccontata. Il messaggio è di straordinaria convinzione e concretezza: un uomo di cultura che viene confinato perché non tradisce la propria idea. Sulla base di quanto successo, dobbiamo costruire una società che sia inclusiva, che faccia delle diversità una ricchezza, delle differenze occasioni di incontro. Per non ripetere gli errori del passato, dobbiamo conoscere quegli orrori. Ciò ci spinge a lavorare ancora di più sul piano della cultura e della valorizzazione delle eccellenze: dobbiamo spingere affinchè possano avere un luogo fisico dove far convergere le loro idee”.
“Forse ci si può realizzare anche da qui”, aggiunge Emanuele Milasi descrivendo la realtà della società di produzione cinematografica del docufilm (in collaborazione con Sicilia Film Commission), la Ram Film, che lancia molti giovani da Reggio Calabria.
E da Reggio Calabria, come afferma lo stesso Milasi, “Gramsci 44” sbarcherà oltreoceano: ad aprile, infatti, verrà proiettato presso la Brown University.
“Abbiamo lavorato al prodotto per due anni – conclude Emanuele Milasi – analizzando a fondo quanto ci rimane della figura di Gramsci. Ad un certo punto, però, abbiamo sentito l’esigenza di creare delle parti di finzione: avevamo bisogno di dare una forma, un volto a Gramsci, e non bastavano le testimonianze. Il tutto sempre partendo dalle lettere, dalla cultura popolare e dalle testimonianze degli abitanti di Ustica. È stato un lavoro duro, anche di scrittura e di scenografia”.
Un lavoro come dice Maria Milasi, “in ricordo del valore della libertà di espressione, di pensiero, che non deve mai perdersi di vista”.
CURIOSITA’: Data la posizione geografica dell’isola di Ustica, il regista Barbucci racconta quest’oggi un aneddoto sull’inizio delle riprese, slittate di tre giorni in quanto la troupe era rimasta bloccata a Palermo. Altri “blocchi” si sono ripetuti prima, durante i primi sopralluoghi.
Emanuele Milasi, inoltre, trasmette la straordinaria interpretazione di Peppino Mazzotta, noto attore riconosciuto solo in un secondo momento rispetto all’inizio delle riprese da un addetto ai lavori al docufilm: “si era così calato nella parte – racconta Milasi – dal trucco, all’espressione, alla voce, che non sembrava più lui”.