Sorrisi sornioni, l’ENAC sbugiarda Falcomatà e Accorinti: così Messina si è tirata indietro dal “Tito Minniti”

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Incapacità e approssimazione: la liquidazione del Tito Minniti rappresenta un fallimento per la classe politica dello Stretto. I due sindaci, sempre pronti a farsi immortalare dalle telecamere, non hanno investito né risorse né energie sulle infrastrutture. E Messina ha anche disatteso le promesse…

E’ passato esattamente un anno dal confronto fra Renato Accorinti e Giuseppe Falcomatà. I due sindaci dello Stretto si videro il 27 febbraio del 2015 per concordare una strategia utile al rilancio dei territori. L’idea alla base del confronto era chiara: bisognava studiare nuovi sforzi per rilanciare l’Area Integrata, per riempire di contenuti una formula che altrimenti rischiava di diventare ben presto lettera morta. Trecentosessantacinque giorni dopo nulla è cambiato. O meglio, qualcosa sì, ma in peggio.

L’aeroporto reggino, il Tito Minniti, si avvia a essere liquidato, laddove l’Enac ha di fatto spianato la strada al rafforzamento dello scalo di Lamezia. Una tappa intermedia prima della dismissione nello Stretto. Le famigerate quote Sogas che Palazzo Zanca si era impegnato ad acquistare – fosse anche quelle detenute precedentemente dalla Provincia Regionale – non sono mai state riscattate dall’ente messinese, con buona pace degli accordi di vicinato e della compartecipazione rimasta solo sulla carta. Messina non ha nemmeno lavorato in autonomia, perorando la causa dell’aeroporto del Mela, limitandosi di fatto a sonnecchiare all’ombra delle contingenze quotidiane. Ha, cioè, rinunciato alle infrastrutture, veicolo di sviluppo e volano della ripresa economica, di cui la Giunta No-Ponte/No-Tav non comprende appieno la portata.

L’ordinaria amministrazione, frattanto, non è stata affrontata con la professionalità che si richiede alle istituzioni, e il dibattito di queste settimane attorno all’adozione del previsionale 2015 sta lì a testimoniarlo, coi suoi tratti surreali, con la minaccia di un commissariamento imminente che rivelerebbe la fragilità di una classe di governo priva di rotta.

Un anno dopo, insomma, sono le strategie regionali disposte dall’Ente Nazionale per l’Aviazione Civile ad aver sbugiardato la politica dei sorrisi di Accorinti e Falcomatà. Due sindaci che, per stile, appaiono distanti anni luce: se il primo sembra uscito da una rivista hippy degli anni Sessanta, il secondo non sfigurerebbe sulle pagine patinate di Vogue. Eppure due figure così distanti, accomunate in teoria solo dai compiti istituzionali che un mandato popolare ha conferito loro, hanno scoperto una sensibilità reciproca: la stessa passione per gli annunci roboanti, per gli impegni puntualmente disattesi ma rivendicati in pompa magna. E le due sponde dello Stretto, sempre più povere, oggi sono ancora più distanti.

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