La partecipata vanta 80 milioni di crediti non riscossi, ma ha maturato passivi nei confronti di Eni, Enel e Eas che minacciano la tenuta del bilancio
Bisognerà attendere la settimana prossima per entrare nel dettaglio del nuovo contratto di servizio dell’Azienda Meridionale Acque Messina. La Giunta comunale ha sin qui tenuto in debita considerazione le obiezioni registrate in Commissione Bilancio, concernenti la necessità di stralciare il piano economico finanziario dal documento in discussione in Consiglio. Le opposizioni, in tal senso, avevano fatto appello alle riserve espresse dal Collegio dei Revisori dei Conti di Palazzo Zanca, organo che aveva contestato la titolarità dell’aula consiliare a pronunciarsi in materia. Detto fatto, dunque.
Intanto il presidente della partecipata, Leonardo Termini, ha voluto sgomberare il campo dagli equivoci, cercando di scattare una fotografia sul quadro debitorio dell’azienda: a fronte di 80 milioni di crediti, derivanti da mancate riscossioni che imporrebbero tagli alle utenze per circa cinquemila persone, la società ha passivi per 40 milioni nei confronti di Eni, Enel e Eas. Una fotografia che descrive meglio di ogni altra riflessione il limbo in cui l’azienda è relegata.
Buone notizie, sul fronte idrico, vengono poi dall’Osservatorio prezzi e tariffe di CittadinanzAttiva: nel campo della dispersione Messina sarebbe il comune più virtuoso fra quelli siciliani, con uno sperpero prossimo al 35% delle risorse. Molto al di sotto della media regionale (Catania è maglia nera col 61%) e in linea col trend nazionale (33%).