Da Palermo a Roma giudizio unanime: la contabilità di Palazzo Zanca sta diventando un dossier complesso e la sua risoluzione non è più rinviabile
La sfiducia, probabilmente, non approderà in Aula e la Giunta Accorinti potrà vivacchiare fino a fine mandato: così ha deciso Francantonio Genovese, determinato a lasciare al sindaco il cerino dell’Amministrazione, logorandone la figura pubblica alla prova delle responsabilità e rinviando in tal modo la resa dei conti con gli ex sodali del Pd.
Intanto, però, c’è da approvare un bilancio previsionale, quello del 2015, di cui al momento non si hanno notizie. Il presidente del collegio dei revisori di Palazzo Zanca, Dario Zaccone, ha già rassegnato le dimissioni, ciononostante l’organo è tornato a bussare alla porta del primo cittadino chiedendo che fine abbia fatto l’atto contabile. Una comunicazione inviata all’assessore al Bilancio, Guido Signorino, addita la documentazione incompleta fornita dalla Giunta, la quale – ancora una volta – ha deciso di non entrare nel dettaglio delle singole voci di spesa, producendo un atto dal valore assai discutibile.
E mentre gli osservatori si chiedono che fine abbia fatto il commissario ad acta inviato dalla Regione, chiamato a vigilare ed eclissatosi nello spazio di un mattino, da Roma il Pd muove l’offensiva: l’onorevole Michela Rostan ha infatti valutato la situazione dell’ente, sottoponendo il caso messinese all’attenzione del Ministero degli Interni e specificando che la mole debitoria pesa come un’incognita gigante sul futuro della comunità. Il mancato riallineamento dei crediti e le passività esistenti costituirebbero un’autentica ipoteca che la classe dirigente non sembra in grado di onorare.