La strategia di ridefinizione delle zone di competenza si è rivelata un suicidio: il sistema sta collassando giorno dopo giorno e i residenti dei quartieri colpiti gridano la propria rabbia
C’è chi aspetta una rivista da quasi un mese, chi riceve le bollette in cronico ritardo, chi ha avuto le vecchie cartoline dopo che il parente o l’amico è tornato dal viaggio: l’incresciosa situazione vissuta dai residenti nella zona sud di Messina, costretti a fare i conti coi disservizi del servizio postale, sta esasperando la cittadinanza. La Cisl ha deciso di rompere gli indugi e d’incalzare la strategia aziendale di ampliamento delle singole zone di consegna per i portalettere. I postini, come venivano chiamati un tempo, sono costretti a “estendere la propria giurisdizione”, lavorando il doppio o il triplo con gli stessi mezzi vantati sino all’anno scorso: un suicidio sotto il profilo operativo di cui la popolazione sta pagando lo scotto e che potrebbe costare denunce in Procura ai vertici aziendali per interruzione di pubblico servizio.
“Il personale è ridotto all’osso – ha evidenziato Gisella Schillaci, responsabile del sindacato di viale Europa – e in un mese si è registrata una confusione intollerabile. Un vero e proprio tracollo, negli uffici si è accumulata la posta, gli utenti protestano e hanno ragione. Il sindacato ha lanciato l’allarme sin dall’inizio, avevamo compreso subito che ci sarebbero stati disagi. Ieri la Cisl ha avviato la procedura di conflitto con la direzione regionale di Poste Italiane, il primo passo per un riesame di ogni disposizione organizzativa. Siamo tutti pronti a fa funzionare l’azienda ma così è impossibile”. Uno sfogo che trova eco nei numeri: i portalettere in servizio sono circa 80 e devono “coprire” una comunità di 240mila abitanti. Parlare di fallimento tecnico non sembra esagerato.