L’intervista a Tiberio Bentivoglio, nuovamente vittima di un recente attentato di stampo mafioso, e al sindaco di Reggio Calabria, Giuseppe Falcomatà, ospiti questa mattina della trasmissione radiofonica 24 Mattino – Attenti a noi due, su Radio24. “E’ questa la città che mi piace, la mia città”, ha affermato Bentivoglio
La storia di Tiberio Bentivoglio, da Reggio Calabria, passa attraverso le frequenze di Milano, raccontata questa mattina durante la nota trasmissione radiofonica 24 Mattino – Attenti a noi due, su Radio24.
Dalle parole del testimone di giustizia, che da vent’anni denuncia il racket e combatte la criminalità, e da quelle del sindaco di Reggio, Giuseppe Falcomatà, anche lui ospite del programma, si evince la consapevolezza di un certo cambiamento, notato soprattutto nella nostra società civile.
Bentivoglio, si ricordi, è stato da poco vittima di un ulteriore attentato: nella notte del 29 febbraio scorso, è stato dato alle fiamme il deposito della sanitaria Sant’Elia, di sua proprietà, “la cosiddetta posizione della ‘ndrangheta – dice Tiberio Bentivoglio rispondendo alle domande dei conduttori, Alessandro Milan e Oscar Giannino – perché quando uno si ribella, bisogna dare un segnale secondo loro”.
Bentivoglio ricorda un po’ la sua storia, la sua “scelta di vita”, iniziata nel 1992, e continuata poi nel 2011, quando dopo l’attentato alla sua persona ha dovuto obbligatoriamente accettare la scorta, dapprima rifiutata per tutelare il benessere psicologico della famiglia.
“È vero che negli ultimi anni ho sofferto molto la non vicinanza delle istituzioni – ha continuato a dire – una parte di istituzioni molto importante la volevo al mio fianco. Mi è stato fatto un deserto intorno anche a livello di clientela, anche le banche ed i fornitori hanno avuto paura di rifornirmi e di darmi la fiducia che mi davano prima. Con l’ultimo attentato ho visto qualcosa di nuovo e che mi piace: ho visto sia una società civile più responsabile, più pronta a scendere in campo, a non girarsi più dall’altro lato, e questa è la città che mi piace, la mia città”.
Una sinergia tra istituzioni, politica, forze dell’ordine, prefettura e ministeri, che ha sottolineato anche Falcomatà, il quale ha continuato a ribadire il concetto che si rifà al bisogno di uno “shock, di risvegliare le coscienze, abbiamo bisogno di fare capire che la parte della città che si macchia di questi gesti da vigliacchi, di questi attentati nel cuore della notte, all’ombra e nel buio, è la parte minoritaria. Però se la parte maggiore, la parte onesta, pulita, che non ha nulla a che vedere con tutto questo, rimane a casa, a guardare dietro le finestre, ci rimane perché ha paura, o perché magari pensa lei stessa di essere una minima parte, abbiamo perso tutti. Se riusciamo a tirare fuori i cittadini dalle loro case, e questo è successo proprio qualche ora dopo l’attentato, significa che la voglia di rialzarci c’è. Tiberio combatte una battaglia che è di tutti noi”.
Così ha concluso il suo intervento su Radio24 il sindaco Giuseppe Falcomatà, un intervento seguito dalle parole forti ed incisive del diretto protagonista della vicenda, suo malgrado, Tiberio Bentivoglio: “Mi presenterò sempre nelle aule di tribunale, e se è nel caso indicherò sempre chi mi ha fatto del male”.