– Dottore ci racconti un po’ la sua storia
“Intanto sono molto grato ed onorato di essere stato l’aiuto del dott. Serrao, con il quale ho condiviso ed imparato tanto sul delicato campo della neonatologia, è stato lui infatti ad aprire la terapia intensiva neonatale a Reggio, una delle prime di tutto il sud-Italia. E proprio seguendo il suo esempio che posso dire di essere soddisfatto di quello che ho fatto, delle mie scelte e della voglia di migliorarmi sempre di più, aggiornandomi e sfruttando al massimo la tecnologia”.
– Come ha vissuto quegli anni da primario di uno dei centri più attrezzati d’Italia
“Ho dato tanto ai bambini, ma ho ricevuto molto di più di quello che ho dato. Negli anni sono riuscito a migliorare tecnologicamente il mio reparto, rendendolo in linea con quelli del nord – Italia. Un ruolo importante nella mia carriera lo ha svolto il sistema infermieristico e paramedico, medici di elevato spessore medico e culturale, è grazie a loro se il successo del reparto, per livelli di assistenza, è di fama nazionale. Sono stato un primario incalzante, a volte austero, perfezionista, ma sempre molto disponibile”.
– Qual’ è il ricordo più bello e quello più brutto del suo lavoro
“Tutti i giorni che ho trascorso in quel reparto sono ricordi meravigliosi, facendo qualcosa in più del giorno prima. Devo ammettere però che non è facile lavorare in neonatologia, ho un ricordo incerto di tutti quei bambini che ce l’hanno fatta, non ricordo bene i volti di quei neonati che sono usciti guariti dal mio reparto. Conservo però un ricordo preciso ed indelebile di quelle creature che non sono riuscite a sopravvivere, perché ti chiedi sempre se si poteva fare di più. Il ricordo più brutto è costellato di ricordi angoscianti, con continue domande sul perché di un fatto”.
– Come si è evoluto negli anni il medico e l’uomo Nino Nicolò
“E’ stata importante per me l’umanizzazione, curare umanamente i piccini senza trascurare i genitori, anche loro, in modo diverso, hanno bisogno di cure. Ho cercato di proteggere un po tutti dal dolore. Personalmente ho migliorato la mia umanità, ho imparato tanto dalla sofferenza, a volte estrema, partecipando a questa e ricevendo insegnamenti vitali per il mio essere uomo, oltre che medico. Sono un antiabortista convinto, perché ho sempre difeso il valore della vita, l’aborto è un atteggiamento di repressione della vita. Oggi mi definisco uno “spirito libero”, vivo serenamente la mia vita da pensionato anche se in privato ancora esercito,ma con molto più tempo da dedicare alla famiglia, sono molto soddisfatto del lavoro che ho fatto anche se il distacco si sente, è normale”.
– Cosa vorrebbe dire a chi svolge il delicato lavoro di neonatologo
“Mi limito a consigliare a tutti coloro che svolgono il mio mestiere, di farlo con serietà, senso della misura, e con quella passione che fa girare il mondo”.
Antonino Nicolò, tutt’oggi, è uno dei neonatologi più apprezzati e ricercati d’Italia. La semplicità estrema di quest’uomo, mi ha spinto a scrivere un’intervista degna della sua persona, semplice.
Intervista del 16 aprile 2011