Il piano, va ricordato, prevede 15 sistemi portuali logistici, di cui 14 facenti capo ai “porti core” individuati dall’Unione Europea, più il porto di Civitavecchia per il suo ruolo di porto di Roma Capitale
“Non è giustificabile l’assenza del presidente Crocetta alla conferenza Stato-Regione che ha valutato (in seguito anche alla sentenza della corte costituzionale n.216 del 12 novembre 2015) lo schema del decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri che approva il Piano Nazionale della Portualità e della Logistica”. Lo afferma il Senatore di Area Popolare Bruno Mancuso. “Era questa la sede adeguata in cui il Presidente della Regione Siciliana avrebbe dovuto dare seguito ai proclami di guerra annunciati ed agli impegni assunti ufficialmente in relazione alla presentazione di ricorsi di incostituzionalità di tale legge. Il Presidente Crocetta – prosegue Mancuso – non solo non ha partecipato personalmente, ma non ha presentato alcun ricorso contro la legge, né ha proposto alcuna percorribile alternativa rispetto ai sistemi individuati”. Il piano, va ricordato, prevede 15 sistemi portuali logistici, di cui 14 facenti capo ai “porti core” individuati dall’Unione Europea, più il porto di Civitavecchia per il suo ruolo di porto di Roma Capitale. “Inutile insistere sulla proposta, mai codificata, di un’Autorità portuale dello Stretto – sottolinea Mancuso –. I Porti di Villa S. Giovanni e Reggio Calabria, fanno parte dell’Autorità portuale di Gioia Tauro ed insistono sullo stesso territorio, a breve, città metropolitana. Un sistema che, per altro, al momento, mancherebbe del tutto della parte logistica. Bisognerebbe avere il coraggio di dire che – afferma Mancuso – se non si vuole il sistema integrato con Gioia Tauro, con i porti di Reggio Calabria e Villa S. Giovanni, non rimarrebbe che accorparsi con Augusta e Catania. Gioia Tauro, pur attraversando un momento di criticità, rimane il primo porto italiano per transhipment, è considerato tra i principali terminale della rete Ten-T per le merci, ed è uno dei pochi porti italiani con fondali adeguati per ospitare le grandi navi portacontainer che si stanno utilizzando con il raddoppio del canale di Suez. Un porto quindi che per la sua specificità non è concorrenziale con Messina e Milazzo mentre Catania – ricorda Mancuso – che non è neanche inserito tra i porti previsti dalla rete dell’Unione Europea, ha fra le sue principali funzioni (così come Messina) quelle del crocierismo turistico ed ai collegamenti marittimi”. Secondo Mancuso, dunque, “ il porto di Messina non può sussistere solo di crocierismo e collegamenti, ma deve disporre di un ampio retro porto per le attività industriali e commerciali o, come sostenuto ad Ottobre alla presentazione del report su “Economia e trasporti marittimi nel Mediterraneo” all’Università di Messina, deve integrarsi in un sistema più ampio ed articolato polifunzionale e strategico. Mi auguro – conclude Mancuso – che la fase di transizione che vedrà l’Autorità portuale di Messina mantenere la propria autonomia amministrativa, anche in termini di spesa e di investimenti, venga utilizzata per questo importante progetto strategico”.