Dacia Maraini ha parlato del suo nuovo romanzo “La bambina e il sognatore” davanti ad una Sala delle Borse gremita di fan e lettori
Si è svolto ieri nella splendida cornice del Salone della Borsa della camera di Commercio di Messina l’incontro con la scrittrice Dacia Maraini che ha presentato il suo ultimo romanzo, “La bambina e il sognatore”. La manifestazione, organizzata dalla libreria Bonanzinga e dall’Associazione Dirigenti Scolastici e Territorio, è stata presieduta dal presidente Angelo Miceli, dal Commissario straordinario della Camera di Commercio, Daniele Borzì, da Daniela Bonanzinga e dalla prof.ssa Lucilla Risicato che in sostituzione della giornalista Anna Mallamo, ha presentato la storia raccontata dalla Maraini ed, insieme a lei, ha dialogato circa i temi più salienti presenti nel libro.
Dacia Maraini è un personaggio letterario che vive a cavallo degli ultimi due secoli e ha lasciato, in 50 anni di carriera letteraria, tante testimonianze della sua bravura che spaziano dalla letteratura alla poesia. In quest’ultima opera i contenuti variano e si intersecano con il tessuto sociale che l’autrice ha voluto raccontare con la sua narrazione. Una prima osservazione che è venuta fuori è stata quella della novità del personaggio maschile all’interno dell’intreccio. I personaggi delle opere della scrittrice, infatti, sono sempre state delle donne, figure femminili che con le loro azioni volevano donare qualcosa alla società che li circondava.
Ne “La bambina e il sognatore”, invece, il capovolgimento del genere ha dato una forte scossa al lettore: Nanni Sapienza è un maestro di scuola e un padre. La Maraini spiega che la sua volontà è stata proprio quella di donare sensibilità, tipica delle figure femminili, ad un uomo e far sì che tutte le donne si potesse rispecchiare nella sua forza d’animo e nel suo amore nei confronti della figlia persa a soli 8 anni a causa di una malattia incurabile. Da quel tragico evento la sua vita cambia e la tristezza che si porta dentro inizia a ricadere anche sul lavoro e sulla famiglia: la moglie decide di abbandonare la casa coniugale e i colleghi insegnanti non lo vedono di buon occhio, soprattutto la preside dell’istituto con la quale avrà diverse discussioni in merito al metodo di insegnamento che Nanni utilizza con i suoi alunni.
È come se, dal momento della morte della figlia, simbolicamente, Nanni facesse un viaggio nel mondo delle ombre per cercare di riportare alla vita la bambina scomparsa. Sogna continuamente di vederla e, addirittura, arriverà a scambiarla con un’altra bambina che viene rapita nel piccolo paese in cui vive ed è così che, facendo questo viaggio nel mondo dei morti, il maestro incontrerà tante altre storie di bambina abusate, scomparse, rapite. Da qui nascono i diversi temi che si intrecciano all’interno della storia: dalla solitudine alla sofferenza, dallo sfruttamento sessuale al femminicidio. A questo proposito l’autrice esprime la sua opinione in merito all’idea di possesso. Secondo Dacia Maraini gli uomini arrivano ad uccidere le proprie compagne, mogli, fidanzate, nel momento in cui si rendono conto di aver perso una parte di sé.
“Gli uomini confondono l’amore con il possesso. Quando una donna decide di allontanarsi dal proprio uomo, quest’ultimo inizia a capire che non sarà più sua. Si innesca un meccanismo contorto del possesso secondo cui – continua Dacia Maraini – “se non vuoi essere mia non sarai più di nessun altro”. Il possesso è una forma di schiavitù, è un sentimento arcaico dal quale con enorme fatica ci siamo emancipati. Chi si identifica con esso entra in crisi a tal punto da trasformarsi in una persona capace di uccidere. Ma fino a che punto, dunque, si può essere tolleranti verso l’intolleranza?”
La persona umana non può essere alienata e non può subire frustrazione tali da non riuscire più a continuare a vivere. La storia de “La bambina e il sognatore” vorrebbe, quindi, supportare l’idea generale di rispetto, che è in ognuno di noi, e tornare a proteggere e custodire questo principio, poco considerato.